La Regione Piemonte ha pubblicato nei giorni scorsi la Guida all’uso corretto dei prodotti fitosanitari e in campagna si storce il naso. Non solo perché i nervi sono tesi, dal momento che si ravvisa la volontà, da parte degli assessorati agricoli delle Regioni, di affrontare il passaggio del Pan con un’inflessibilità che rasenta l’eccesso di zelo (la delibera della Giunta Regionale lombarda sul Par ha scatenato una raccolta firme contraria da parte di Confagricoltura Pavia e uno scambio di letteracce con l’assessore Fava) ma perché in taluni casi le amministrazioni affrontano il tema con un atteggiamento ideologico. O quanto meno con una scarsa conoscenza della pratica agricola.L’argomento è meno relativo di quel che si pensi: un approccio di questo genere per la Guida preoccupa in quanto il Piemonte deve ancora emanare le linee applicative del Pan, quelle di base per l’agricoltura ecocompatibile e quelle volontarie, legate agli incentivi. E se il buon giorno si vede dal mattino i primi passi sono nella direzione sbagliata. Ma facciamo un esempio: gli agricoltori piemontesi ricevono dalla loro Regione la raccomandazione di indossare sempre i dispositivi di protezione individuale – tuta a massima protezione, maschera, guanti e stivali – per effettuare delle operazioni che normalmente si svolgono sotto il solleone di luglio… Direte: e chi lo farà mai? Vero. Aggiungerete: e chi controlla che si faccia? Vero anche questo, come dimostra il noto caso del riso biologico, che ha provato l’assoluta evanescenza dei controlli pubblici. Ma è anche vero che i controlli prima o poi arrivano, a campione, e chi viene beccato paga per tutti. Non è tutto: lascia interdetti il florilegio delle segnalazioni di rischio. Non è sovradimensionato? Non vogliamo fare altri commenti. Lasciamo al lettore il piacere di analizzare la rispondenza tra la Guida e la realtà agricola piemontese. Per scaricare il testo clicca QUI. (16.04.15)
CHE FINE FA IL CHEROSENE?
Sottolineiamo un’emergenza mentre parte il monitoraggio