Il mercato sta rispondendo bene, dal punto di vista dei risicoltori, e ciò avviene sul presupposto di essere dinnanzi a una campagna importante per le varietà da interno. Sicuramente è così, ma dal Ferrarese giungono segnali in controtendenza. Riguardano la qualità ma anche la quantità del prodotto. Superate le alte temperature di luglio, le piogge e l’umidità dell’aria di settembre e ottobre hanno ritardato la raccolta del prodotto di diverse settimane, provocando problemi sul campo e durante la lavorazione. Si parla di una flessione produttiva del 20% (10-15 quintali ad ettaro in meno) «Lasciare il riso già maturo e pronto per la raccolta in campo – spiega Massimo Piva, risicoltore di Ferrara e vicepresidente di Cia Ferrara – a causa dell’eccesso di precipitazioni è un problema per tutta la filiera risicola. Per i produttori significa mietere in condizioni di campo difficili, con il forte rischio di caduta di prodotto e ad umidità molto elevate. Per chi opera direttamente l’essiccazione in impianti aziendali, inoltre, i costi di gestione per i maggiori tempi di essicazione. Questi problemi fanno diminuire anche la resa industriale del riso. Il chicco maturo bagnato e lasciato in campo, infatti, tende naturalmente a gonfiarsi per poi restringersi in fase di asciugatura. Questo ciclo, in condizioni climatiche non favorevoli, può ripetersi più volte provocando il fenomeno della fessurazione che fa spezzare il chicco in fase di lavorazione». In Emilia Romagna la risicoltura ha interessato 7.600 ettari, coltivati prevalentemente nel ferrarese (7.200), a cui fanno seguito Modena con 266 ettari e Bologna che ne ha seminati 130.
DE MINIMIS: IL NUOVO REGOLAMENTO
La Commissione europea pubblica il 13 dicembre 2024, il nuovo regolamento che alza la soglia “de minimis”, a 50.000euro/agricoltore/triennio.