Continua la crescita vertiginosa sui mercati: si attua con gli interessi quello che si era evitato nelle precedenti sedute.
QUOTAZIONI ALLE STELLE
A Novara si torna a quotare tutte le voci ma sottolineando per tutte la dicitura “Permane la situazione di scambi limitatissima” a listino. Tra i lunghi A crescono di 50 €/t S. Andrea, Baldo e Roma. Carnaroli segna +60 €/t e Arborio +80 €/t. Crescono anche i lunghi B di 45 €/t ma solo per allinearsi con le quotazioni delle altre borse, mentre tra i tondi passo avanti di Sole (+50 €/t) e Selenio (+100 €/t).
Variazioni simili sul listino di Vercelli ma, come spesso accade, capaci di far segnare i nuovi valori massimi. In particolare, i tondi generici non crescono ma vengono ormai acquistato minimo a 65/70 €/q lordi, mentre Selenio viene quotato a 90 €/q lordi (+95 €/t a listino). Tra i lunghi A, i gruppi S. Andrea, Roma e Baldo raggiungono i 60 €/q lordi, segnando +50 €/t, Arborio e similari sono a 70 €/q ivati (+98 €/t a listino) mentre Carnaroli raggiunge la soglia psicologica di 1 €/kg ivato con i similari tra i 90 e i 95 €/q, grazie ad una incredibile crescita di 144 €/t.
Nel pomeriggio di ieri a Milano si è deciso di non quotare le voci, vedremo in seguito le motivazioni di tale scelta.
LISTINI DIVISI
Situazione ormai stabile nei rapporti tra domanda e offerta. La prima sempre più alla ricerca di merce, la seconda sempre lontana dalla vendita ed attanagliata dalle criticità di cui Riso Italiano ha già scritto (leggi qui). Nelle sedute di lunedì e martedì cambiano le letture del momento, anche in relazione alla “natura” delle città.
A Novara e Vercelli si decide di ufficializzare, anche se attuando un’approssimazione al ribasso (le vendite all’atto pratico hanno spesso prezzi ad hoc, che in alcuni casi sono ancor più elevati delle quotazioni) , la vertiginosa crescita dei prezzi. Crescita dei prezzi che si sta riscontrando nei pochissimi scambi effettuati.
Queste borse sono storicamente più legate ai produttori di risone (come Mortara, che aveva già reso noti alcuni scostamenti venerdì), al contrario di Milano, maggiormente legata al commercio all’ingrosso del prodotto lavorato. Questa attitudine della sede meneghina si riscontra nella scelta di non quotare tutti i gruppi merceologici. La scelta è dovuta all’intenzione di non voler gonfiare eccessivamente il mercato in seguito alle poche sparute vendite attuali di risone. Così non si fanno lievitare ingiustamente i prezzi all’ingrosso ed al dettaglio del prodotto lavorato. Il istino del riso bianco, infatti, avrebbe impiegato pochissimo tempo per adattarsi a tali livelli di prezzo. La merce non si sarebbe riferita nella realtà a tali cifre, essendo stata acquistata per la maggior parte alcune settimane prima come risone.
LA PAROLA AI MEDIATORI: NOVARA
«Abbiamo deciso di quotare a fronte di un numero di scambi davvero limitatissimo, perché non potevamo continuare ad ignorare la crescita vertiginosa delle quotazioni esprimendo valori nominali – spiega il mediatore novarese Adelio Grassi. Si continua ad evidenziare una netta prevalenza della domanda sull’offerta. Ciò è causa di forte insofferenza sul mercato, acuita da una situazione agronomica e geopolitica circostante che si sta facendo sempre più critica. I lunghi A generici e i lunghi B non sono saliti a listino, a causa di una quasi totale assenza di offerta al prezzo attuale, ma sembrano prossimi ad un ulteriore passo avanti».
LA PAROLA AI MEDIATORI: MILANO
«Abbiamo deciso di emettere un bollettino senza quotazioni, in quanto la commissione era troppo sbilanciata verso prezzi a cui non rispondeva una quantità sufficiente di merce venduta, essendo pochissimi gli scambi – afferma Stefano Pezzoni, mediatore milanese. Ad esempio, una motrice di risone non può fare mercato. Il commercio, soprattutto quello del riso bianco, non può subire una tale speculazione al rialzo solamente a causa di una vendita da 150 q di risone».
«È una situazione dominata dalla mancanza di offerta. Tutti aspettano e cercano di ottenere il massimo e, se decidono di vendere, vendono poco e spesso a prezzi fuori mercato. Le riserie si sono dimostrate disponibili a tali acquisti, non potendo fare altrimenti. Queste quantità di merce non potevano giustificare una crescita vertiginosa della quotazione, finendo per destabilizzare anche un mercato più complesso come quello del riso lavorato. Tanto meno quando le proposte di prezzo non avevano incontrato alcun tipo di offerta, come avvenuto in alcuni gruppi merceologici. Abbiamo scelto di aspettare l’evolversi della situazione fino a dopo Pasqua, augurandoci che il contesto possa migliorare». Autore: Ezio Bosso