Uscire dall’incubo di una Ue che costringe a una competizione al ribasso nei diritti e nella qualità: è il focus di quest’intervista con cui Mirko Busto, deputato del M5S di Vercelli, fa il punto sulla politica del movimento dopo le elezioni amministrative e analizza il rapporto tra il movimento e gli agricoltori.
Le elezioni amministrative deludono il M5S : è un campanello d’allarme o le politiche sono una partita completamente diversa?
Non mi unirò al coro mediatico che descrive queste elezioni amministrative come una debacle a 5 stelle. Al contrario ritengo che ci siano dei risultati che sono indice di una nostra crescita lenta, ma inesorabile. Le amministrative sono ben diverse dalle politiche: l’unico raffronto è quello con le elezioni comunali precedenti del 2012. Da allora il movimento ha triplicato i ballottaggi e vede una crescita in molte città. Va detta una cosa: in tutti i 225 comuni in cui abbiamo partecipato, il M5S ci ha sempre messo la faccia laddove partiti come il PD hanno spesso preferito nascondersi dietro liste civiche camuffate. Va detto anche che le amministrative sono una prova difficile per un movimento che sceglie di puntare su cittadini comuni e incensurati, che tenta di fare una politica a costo zero e che sceglie di non fare allenze con i partiti e le loro appendici locali mascherate.
Qual è stato secondo Lei il voto degli agricoltori in queste elezioni?
E’ difficile analizzare con precisione il voto degli agricoltori. Questo è senza dubbio un momento molto difficile per il comparto agricolo italiano ed è indispensabile dialogare con tutte le parti in causa per trovare delle soluzioni realistiche che portino ad un rilancio del settore. Tutto ciò in un momento in cui lo stesso governo, che col ministro Calenda promette mari e monti agli agricoltori, si appresta a ratificare il #CETA, l’accordo tra Europa e Canada, l’ennesimo vero e proprio regalo per le grandi lobby dell’alimentare che rischia di colpire ancora con più forza il vero Made in Italy.
Tra M5S e risicoltori quali sono i punti di contatto e quali le divergenze ?
Noi abbiamo ben presente che sia indispensabile togliere la produzione agricola dalle folli logiche del mercato internazionale; un sistema che pretende di farci competere non curandosi affatto di stabilire un quadro comune in cui operare. Per questo siamo favorevoli, ed abbiamo supportato con proposte legislative, l’introduzione dei dazi che rappresentano semplicemente il ripristino del buon senso. Dobbiamo uscire dall’incubo di una UE che vorrebbe costringerci ad una competizione a ribasso nei diritti e nella qualità. Allo stesso modo siamo favorevoli ad una etichettatura che identifichi in maniera chiara e trasparente l’origine dei prodotti, posizione per altro richiesta dai consumatori che chiedono di poter scegliere un prodotto davvero italiano. Sulle questioni ambientali credo che il settore vada aiutato a raggiungere nuovi livelli di eccellenza per dare risposte a quella fetta sempre crescente di consumatori che chiede che alle esigenze produttive vengano affiancate una forte tutela di salute ed ambiente. é una questione strategica per il futuro del settore ed è perdente pensare di poter nascondere la testa sotto la sabbia facendosi difendere dalle promesse di una politica che irrealisticamente promette di mantenere la situazione attuale.