«La situazione non è così tetra come la descrivete». Inizia così la telefonata di Giovanni Daghetta. Il presidente di Cia Lombardia è un risicoltore esperto e le sue argomentazioni sono degne della massima attenzione. Al centro della chiacchierata l’annosa questione: il riso italiano è al tramonto? Davvero le quotazioni del risone sono insoddisfacenti. Il riso cambogiano ha veramente tagliato le gambe al settore? E’ fondato il pessimismo che dilaga in risaia. Daghetta la pensa così: «Dai dati Ente Risi si evince che la produzione di riso in Italia è diminuita di circa il 4% a seguito di un’annata anomala sotto il profilo climatico. Sappiamo che ci sono stati dei cali più significativi nel comparto delle varietà tipiche del mercato interno (Arborio, Carnaroli, Roma, Baldo…) e questi fatti insieme ad un rapporto Euro/dollaro che negli ultimi mesi dell’anno scorso ha assunto numeri più logici e ad un raccolto di riso scarso anche in Turchia, paese che gradisce le varietà di riso italiane, hanno fatto sì che il mercato italiano stia facendo numeri importanti». Primo dato positivo: «Nei primi quattro mesi della campagna commerciale – ci spiega Daghetta – abbiamo venduto circa un milione di quintali in più rispetto alle ultime campagne (+ 14%) ed abbiamo esaurite le scorte della scorsa campagna, i prezzi di mercato sono stati buoni per i produttori: 65-70 € per Carnaroli e Arborio, intorno ai 60 € per Roma e Baldo, 37-40 € per i Lunghi A Parboiled, 32-35 € per i Tondi. L’unico comparto in leggera sofferenza (28 €) è quello dei Lunghi B Indica che sono quelli che risentono maggiormente dell’importazione a dazio zero dai paesi meno abbienti». Veniamo al doloroso tasto dei Pma. Come sappiamo l’Italia ha presentato non una ma due richieste di adottare la clausola di salvaguardia e Bruxelles non ha neanche replicato: «Il 28 gennaio presso il Ministero dello Sviluppo Economico si terrà un confronto con i funzionari della D.G. Trade e della D.G. Agri della Commissione Europea per approfondire la richiesta di salvaguardia dalle importazioni dai Paesi PMA inoltrata lo scorso 28 novembre dal Governo italiano» annuncia il presidente della Cia Lombardia, che su questo punto non è né ottimista né pessimista. «Mi aspetto chiarezza da parte di chi ha la responsabilità per farla» replica alle nostre perplessità. E’ d’accordo che «se non si pone rimedio a queste importazioni a dazio zero il rischio è che si continui a diminuire in Italia la produzione di riso Indica con spostamento sempre più massiccio sulle varietà più tipiche del mercato interno, creando così problemi ad un comparto che con le produzioni più equilibrate navigherebbe in condizioni di tranquillità». Tuttavia, sottolinea, il clima non è peggiore di alcuni mesi fa: «Nei primi quattro mesi della campagna corrente abbiamo esportato un quantitativo pari a cinque volte quello esportato l’anno scorso. Merito della domanda turca, forse anche di un canale turco-russo, ma sicuramente se il nostro migliore Baldo viene venduto con profitto su quel mercato non possiamo dolercene». Non possiamo neanche dormire sugli allori, vien da dire: «Nessuno lo fa – obietta Daghetta – ma il fatto che le riserie a Natale non abbiano sospeso la lavorazione è un buon segno e se la Spagna non riuscirà a rifornire l’industria dolciaria avremo un rialzo anche del tondo». Il messaggio è chiaro: non è una campagna da buttare. (17.01.15)
DE MINIMIS: IL NUOVO REGOLAMENTO
La Commissione europea pubblica il 13 dicembre 2024, il nuovo regolamento che alza la soglia “de minimis”, a 50.000euro/agricoltore/triennio.