Riceviamo e volentieri pubblichiamo: «Caro Direttore, sul numero del “Il Risicoltore” di Gennaio 2021 è comparso un articolo sul monitoraggio della sostanza organica nei suoli. Il testo ha lasciato perplesse molte persone, alcune delle quali si sono espresse in due articoli che hai pubblicato, uno che illustrava il tema e uno che riportava alcuni commenti tecnici, tra cui il mio. In risposta, vi è stata una precisazione da parte degli Autori, anche questa pubblicata. Nell’esprimere il mio parere, che rimane inalterato, ho illustrato brevemente alcune delle mie molte perplessità sul contenuto dell’articolo. Discorrendo poi col tuo intervistatore, ho fatto notare come la politica del nostro Paese in generale tenda a finanziare di preferenza ricerche volte ad esaltare la superiorità dell’agricoltura “Naturale” a scapito di quella nata dalla rivoluzione “verde” degli anni’60 del secolo scorso. Invece di ottimizzare i risultati produttivi raggiunti finora, correggendo gli inevitabili difetti, si tende a rigettare le nuove tecnologie ritornando al passato.
Pertanto, molti istituti di ricerca, per sopravvivere, si devono adattare a rivolgere le loro attenzioni agli argomenti oggi di moda. Ben lo sa chi scrive: nel 2009 in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Agraria dell’Università di Milano, e tre giovani agricoltori, avevamo concorso ad un bando del MIPAF, presentando un progetto di introduzione della Precision Farming in risicoltura. Il progetto venne accettato, ma in graduatoria fu il primo escluso. L’ultimo progetto accettato riguardava l’allevamento delle lepri da liberare per la caccia. Sull’argomento della ricerca, Ente Nazionale Risi ha tenuto a segnalarmi che tutte quelle da loro eseguite sono finanziate direttamente con i proventi del diritto di contratto e riportano pertanto risultati e analisi indipendenti dai prodotti e dai produttori». Autore: Giuseppe Sarasso