La notizia è arrivata in Occidente alla fine del 2015 e il primo commento dei nostri risicoltori fu: è impossibile, produrre dei falsi chicchi di riso costa più che coltivarli. In effetti, sarebbe così se i costi fossero quelli italiani, ma poiché il cosiddetto “riso di plastica” nasce in Cina dove i costi della risicoltura non sono paragonabili ai nostri, l’allarme è talmente verosimile, anzi reale, che l’Efsa se n’è occupata. Il riso di plastica in verità non è una cariosside di polimero, ma fa lo stesso effetto, ossia, se consumato in grandi quantità, può causare problemi grastrointestinali, in quanto è costituito da amido di patate mescolato a resine industriali. Un recente Rapporto sui rischi emergenti dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha inserito il riso di plastica tra gli undici rischi emergenti. La notizia gira dal 2011: il riso di plastica è apparso nella provincia dello Shaanxi. Secondo l’Efsa le metodologie europee per individuare il riso artificiale sono inadeguate. Anche la Food and Drug Administration (FDA) statunitense sta monitorando il riso proveniente dalla Cina. Si ipotizza che questo “riso” sia esportato in Africa.
IL RISO E’ SOST
Presentati i risultati della sperimentazione Risosost