Un gruppo di ricercatori cinesi – coordinato dallo studioso Jian-Kang Zhu, ha applicato al riso la tecnica CRISPR, cioè un intervento di precisione che consente di fare editing sul genoma, ovvero di correggere, in maniera mirata, una sequenza del Dna. Così facendo, i ricercatori hanno ottenuto una produttività della pianta di riso superiore del 30%.
I risultati sono stati pubblicati sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”. I ricercatori hanno usato questa tecnica per studiare 13 dei geni che codificano per i recettori dell’acido abscissico, un ormone che aiuta le piante a proteggersi dalle condizioni avverse chiudendo gli stomi e rallentando la crescita.
Disattivando i geni uno alla volta e in diverse combinazioni tra loro, i ricercatori hanno messo a fuoco somiglianze e differenze presenti nei membri di questa famiglia di recettori ormonali, che è la più numerosa del regno vegetale. Ma questo progetto di ricerca di base non ha generato soltanto conoscenze. Una delle linee prodotte inattivando sette dei geni di interesse, infatti, ha rivelato proprietà molto interessanti anche dal punto di vista agronomico. Ovvero una modesta penalizzazione della resistenza alla siccità, a fronte di un importante aumento delle dimensioni delle pannocchie e della resa complessiva, che in due diversi campi sperimentali – a Shangai e nell’isola di Hainan – è risultata accresciuta rispettivamente del 25 e del 31 per cento.
Ora bisognerà verificare se la disattivazione dei sette geni comporta prestazioni brillanti anche nelle linee di riso commerciali. Intanto la comunità degli specialistidel miglioramento genetico del riso applaude all’exploit.