E’ alla firma del Ministro il Decreto MIPAAF che detta le condizioni per l’utilizzo dell’indicazione “classico” per il riso ed i criteri per la verifica della sua tracciabilità. Lo dichiara Confagricoltura Milano. In pratica, il Decreto stabilisce il “Protocollo” che devono seguire gli operatori della filiera (risicoltori, riserie, pilerie, confezionatori, commercianti) se vorranno chiamare il loro riso con il termine “classico”, così come stabilito dalla nuova legge sul mercato interno n. 131/2017. Il Protocollo potrà applicarsi alle varietà Carnaroli, Arborio, Baldo, Roma, S. Andrea, Vialone Nano e Ribe (sull’applicabilità a quest’ultima varietà ci sono dei dubbi). Per i risicoltori il Protocollo prevede questi obblighi, necessari per garantire la tracciabilità: 1) utilizzare semente certificata (conservando in azienda i relativi documenti di acquisto e i cartellini); 2) utilizzare appositi codici varietali sia nella denuncia di superficie da presentare all’Ente Risi entro il 20 luglio, sia nella denuncia di produzione da presentare entro il 10 novembre, sia nella denuncia di rimanenza 3) immagazzinare separatamente il riso “classico” 4) indicare nei contratti di compravendita, nei ddt e nelle fatture il termine “classico”. Il primo e più importante passaggio per accedere al sistema è la presentazione all’Ente Risi, entro il 20 luglio, del modulo di adesione al sistema di rintracciabilità per il riso “classico”. Nelle prossime settimane l’Ente Risi fornirà ai risicoltori tutte le informazioni del caso. (Fonte: Confagricoltura Milano)
CHE BELLO SLITTARE SUL GASOLIO
Coldiretti Vercelli-Biella: importante risultato lo slittamento della giacenz