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E LE MONDINE SCONFISSERO IL SOLE

da | 31 Mag 2016 | Non solo riso

sarassoIn questi giorni, il sindacato dei lavoratori CGIL celebra a Vercelli il 110° anniversario delle lotte bracciantili per la conquista delle otto ore e per migliori salari. Il lavoro di monda è entrato nell’immaginario collettivo grazie al successo di Riso Amaro ed alla bellezza di Silvana Mangano. Le condizioni delle “forestiere” rappresentate nel film, donne generalmente di campagna, spesso di montagna, che si spostavano nelle risaie per rimediare un gruzzoletto necessario a procurarsi il cibo nella stagione invernale, erano certamente più agevoli di quelle vissute dalle mondine locali. Le “forestiere”, finita la giornata di lavoro, consumato il vitto preparato dalla cuoca, non avevano che da riposarsi, o scacciare la nostalgia di casa con qualche ballo sull’aia. Le locali, tornate a casa, dovevano preparare per la famiglia la cena ed il  pranzo del giorno successivo, accudire ad orto, maiale e galline, lavare i panni, controllare l’operato di bambini ed anziani, e magari tenere sott’occhio il marito, attratto dalle forestiere che ballavano. In pratica un’altra giornata lavorativa.  Questo mal si combinava con l’orario  ottocentesco, che correva dall’alba al tramonto, proprio nel periodo tra i primi di giugno e metà luglio, quando la permanenza  del sole nel cielo è più ampia. Il regolamento Cantelli, allo scopo di contenere la malaria, dal 1869 vietò l’accesso alle risaie da un’ora prima del tramonto ad un’ora dopo l’alba, per evitare le ore nelle quali le zanzare sono più attive. Le giornate erano comunque sempre lunghe, anche quando a fine ‘800 erano stati fatti accordi per le 9 ore lavorative. Proprio i ritmi incessanti ai quali erano costrette le donne locali  spinsero le mondine ad  affrontare i soldati, durante i moti del 1906. Come dimostrato da ricerche eseguite dal dott. Antonio Finassi, il salario delle mondine, leggermente superiore a quello corrisposto per i lavori ordinari, rimase invariato in valore reale a partire da quei giorni di rivendicazioni fino alla fine della monda, verificatasi intorno al 1960: se espresso in kg di risone comune, ha sempre permesso di acquistarne 15 kg  in cambio di una giornata di lavoro. Per chi non conosce il mercato del risone, oggi 1 kg vale 30 centesimi. Un salario ancora oggi percepito da un lavoratore di campagna cambogiano, che contribuisce così a produrre un riso “biologico” a prezzi competitivi, per garantire un lauto guadagno agli importatori europei.

Per sfatare un mito, dai racconti dei nonni si apprende che nelle aziende, quando  nel mese di giugno si accavallavano i lavori di mietitura del grano, del trapianto e della monda, sovente il trapianto veniva affidato agli uomini, spesso riuniti in squadre di cottimisti, che venivano pagati in funzione della superficie trapiantata. A ricordo di questa usanza, chi scrive conserva come ricordo del nonno un quadrato di listelli di legno, con un metro di lato: prima di pagare il lavoro veniva lanciato a caso per verificare che  i cespi trapiantati ogni metro quadro non fossero inferiori al numero minimo contrattuale.  Nel dividere il personale femminile tra trapianto, mietitura e monda, le prime due occupazioni erano affidate alle più giovani, mentre la monda era affidata alle anziane, in quanto considerata meno faticosa.

Cosa è cambiato ai giorni nostri? Le risaie sono popolate da pochissimi lavoratori: i  dipendenti sono solo una piccola frazione di questi; in grande maggioranza si tratta di imprenditori agricoli. Per questi non vi sono limiti di orario. Far quadrare i bilanci, che fino a qualche anno fa erano magri per gli allevatori e per i coltivatori di grano e mais ed oggi lo sono diventati anche per i risicoltori, è diventato difficile. Assumere personale avventizio per ridurre i picchi di lavoro è oneroso economicamente ed ancor più burocraticamente. Per eseguire le operazioni colturali in tempo utile,  e per ottemperare alle imposizioni burocratiche, tanto inutili quanto invise,  le ore di lavoro non si contano, specie in primavera ed autunno. Non vi sono nemmeno più i limiti solari, in quanto i macchinari  moderni sono dotati di potenti fanali che consentono di  lavorare anche al buio. Le trattrici potenti e veloci richiedono poca fatica fisica, ma sballottano di continuo il conducente, che deve sempre mantenere un buon livello di attenzione se vuole evitare guai. Lo strapotere economico della grande distribuzione, insieme all’importazione senza dazio di prodotti alimentari di dubbia qualità dai paesi meno avanzati, stanno costringendo una categoria di lavoratori ad orari lavorativi  che ricordano quelli delle mondine dell’800. Autore: Giuseppe Sarasso

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