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PSR DA INCUBO IN PIEMONTE?

da | 20 Mar 2021 | NEWS

Il Psr 2021-2022, ossia relativo al periodo transitorio che ci separa dalla nascita della nuova Pac e di conseguenza del nuovo Piano, era stato preannunciato come invariato rispetto agli anni passati, ma l’Assessorato all’Agricoltura della regione Piemonte ha disatteso questa conferma e sta lavorando ad alcune modifiche. Queste potrebbero colpire la risicoltura soprattutto nella misura 10 che, come spiegato da Cia Novara, Vercelli e VCO in un recente comunicato, verrà modificata: “In attesa di definire compiutamente gli interventi e le risorse del PSR nel periodo di prolungamento 2021-2022, si stanno valutando possibili aperture di nuovi bandi per la Misura 10. In particolare la 10.1.2 Interventi a favore della biodiversità nelle risaie, 10.1.3. sottomisura 2 (semina su sodo) e 3 (sostituzione concimi chimici con matrici organiche), 10.1.4 sottomisura 1 (trasformazione terreni a seminativo in prato permanenti per almeno 5 anni) e 2 (Diversificazione colturale in aziende maidicole) e 10.1.5 (Tecniche per la riduzione delle emissioni di ammoniaca e gas serra in atmosfera).”

Così come annunciate da Cia non sembra che queste modifiche siano destinate ad avere ripercussioni negative, anzi l’aspettativa è quella dell’apertura di nuovi bandi. L’ottimismo del sindacato si ripercuote anche nelle parole del suo maggiore rappresentante nelle provincie di Novara, Vercelli e VCO, Manrico Brustia, che spiega: ‹‹L’idea che vogliamo portare avanti è di rifinanziare le misure che sono state sostenute durante la programmazione quinquennale appena trascorsa, anche per i prossimi due anni. Inoltre, viste le risorse aggiuntive che giungono dal Next Generation EU (8,2 miliardi a prezzi correnti è lo stanziamento previsto per lo sviluppo rurale UE, ndr), sarà forse possibile per la Regione aprire nuovi bandi, che ci auguriamo prendano in considerazione tutti gli ambiti agricoli piemontesi. Per quanto riguarda i tagli di cui si è parlato, ritengo che siano inopportuni e lavoreremo affinché non avvengano. Stiamo aspettando nuove comunicazioni dalla Regione, che sta valutando l’adesione ai vari bandi negli anni scorsi per decidere sulla riconferma. ››

Ed ecco che sorgono i primi problemi, dei “tagli” di cui si sta discutendo. Approfondendo la questione, abbiamo scoperto che la Regione ha comunicato, in via ufficiosa, che il prolungamento del Psr nei prossimi due anni non è ancora stato definito (leggi il nostro articolo a riguardo), qualcosa di sconcertante considerando che siamo a metà marzo e le operazioni preparatorie sono nel pieno del loro svolgimento. Vi saranno, inoltre, quasi sicuramente alcune modifiche che diminuiranno le occasioni di finanziamento per i risicoltori. Le fonti riferiscono che la misura 10.1.2 verrà ridimensionata a livello di budget, rendendosi accessibile ad un minor numero di aziende. Nella misura 10.1.3 verrà eliminata l’azione 1, quella relativa alla minima lavorazione per prediligere l’azione 2, quella relativa al sodo, che si ritiene maggiormente efficace nella conservazione del carbonio. 

Al contrario, gli obbiettivi che il Piemonte sembra voler sostenere nei prossimi due anni sono: l’utilizzo di digestati (probabilmente puntando ad utilizzare maggiormente i fanghi di depurazione, che necessitano di un miglioramento nello smaltimento e per i quali stanno sorgendo innumerevoli studi a sostegno della loro qualità per l’agricoltura), la creazione di prati e pascoli e le razze in via d’estinzione. Chiaramente si tratta di elementi lontani dalla risicoltura che rendono ancor più palese come l’Assessorato all’Agricoltura piemontese sia quasi disinteressato al territorio risicolo regionale, privilegiando territori vocati ad una diversa produzione agricola. Certo questa non è una novità, fin dalla nascita del Psr 2014-2020 abbiamo visto la forte influenza di questa tendenza, non solo confermata in questa proroga biennale, come era previsto, ma addirittura accentuata attraverso queste modifiche.

PSR in Piemonte: colpo duro per i risicoltori

L’annuncio ufficiale non c’è ancora stato, ma le decisioni sembrano essere state prese già da tempo, tanto che alcuni risicoltori, che praticavano la minima lavorazione, hanno già ricevuto comunicazione della sospensione del pagamento relativo all’azione 1 della misura 10.1.3. Questa è stata una vera doccia fredda, considerando che in molti casi ciò è avvenuto dopo che le aziende si erano già applicate per rispettarla, organizzando ed eseguendo il lavoro di preparazione dei terreni anche in funzione del sovvenzionamento. Insomma oltre il danno del mancato pagamento, la beffa di averlo saputo dopo aver rispettato i requisiti.

Queste testimonianze, in ogni caso, confermano le indiscrezioni relative alle modifiche, che penalizzano una volta di più la risicoltura, considerata produzione ad elevato rischio ambientale ed alto reddito dai funzionari regionali (forse incapaci di prendere in considerazione le voci di costo elevate e sempre in crescita)e  per questo poco sostenuta . Il bando relativo alla minima lavorazione mostrava graduatorie dominate dai risicoltori, qualcosa di raro nella programmazione Psr piemontese, mentre la misura 10.1.2 era dedicata esclusivamente alla risicoltura come si evince dal nome. Appare chiaro, di conseguenza, che si è voluto colpire la risicoltura per finanziare ulteriormente altri ambiti. Autore: Ezio Bosso

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