Confagricoltura Lombardia accusa gli altri sindacati di voler favorire i sementieri e nella polemica trascina anche l’Ente Risi. Con un comunicato stampa rivela di aver proposto invano, nella riunione dei giorni scorsi all’Ente Risi in cui si è parlato del protocollo del riso classico, «di affiancare al percorso di tracciabilità, che prevede l’utilizzo di sementi certificate, l’identificazione delle varietà attraverso l’analisi del Dna del riso».
«Riteniamo – spiega Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia – che l’analisi del Dna rappresenti la prova più sicura per capire se siamo in presenza di riso classico: la scienza ci mette a disposizione strumenti che ci danno certezze, consentendo di ridurre gli adempimenti a carico del risicoltore e quindi sburocratizzando la nostra attività». Tuttavia, aggiunge la nota, «la proposta di Confagricoltura è stata respinta da tutti gli attori della filiera presenti alla riunione e anche dalle altre organizzazioni degli agricoltori. L’unico risultato raggiunto è stata la disponibilità del Ministero delle Politiche agricole di poter riconsiderare, dopo una prima fase di applicazione del protocollo di tracciabilità, la proposta di Confagricoltura».
Quindi, l’affondo contro l’Ente Risi: «Abbiamo evidenziato chiaramente – continua Boselli – i vantaggi in termini di minore burocratizzazione e vincoli a carico dei risicoltori, ma non siamo stati appoggiati dalle altre organizzazioni che si sono schierate apertamente con l’Ente Risi: crediamo che questa posizione sia incomprensibile davanti all’obiettivo comune di tutelare gli imprenditori e non i soggetti che vivono proprio grazie alla burocrazia. Auspichiamo per il bene delle imprese – conclude il presidente di Confagricoltura Lombardia – che questa posizione possa essere rivista e che si possa puntare sull’analisi del Dna in modo da non rendere indispensabile il ricorso alla semente certificata per garantire la tracciabilità». I sementieri non vengono citati, ma non è un mistero per nessuno che la bozza preveda l’obbligo, per chi voglia commercializzare riso “classico”, di acquistare seme certificato e l’analisi del Dna è considerata l’unica alternativa possibile a tracciare il riso nato da reimpiego del seme. (LEGGI LA RISPOSTA DELL’ENTE RISI E SCARICA IL NUOVO PROTOCOLLO!)