Tanti trattori da Vercelli, Novara, molti risicoltori anche da Biella, dalla zona della Baraggia: tutti in fila per le strade del cuore della risicoltura piemontese, da Larizzate fino al principato di Lucedio, nell’area delle grange, per dire no alle scelte della politica agricola europea, ma anche a quelle del territorio: no ai troppi vincoli, no alla mancanza di principi attivi, no ai piani di sviluppo rurale costruiti da chi conosce solo la burocrazia.
La protesta degli agricoltori tedeschi arriva dunque in risaia, grazie al movimento spontaneo che in queste ore si sta organizzando intorno a una piattaforma di rivendicazioni (leggi il documento in questo articolo) ma si estende anche ad altri temi.
NO AL DEPOSITO NUCLEARE
Oggi nel Vercellese è risuonato anche un sonoro no all’agrivoltaico in Baraggia, oltre al no al deflusso minimo vitale che taglia la disponibilità d’acqua nelle risaie di questa zona del vercellese, e no, ancora una volta, alla costruzione del deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi sul territorio di Trino Vercellese. Il sindaco Daniele Pane la settimana scorsa ha inviato al Ministero dell’ambiente e alla Sogin, la società incaricata di gestire le scorie e le centrali dismesse, la propria autocandidatura ad accogliere il deposito, ventilando anche la possibilità di indire un referendum tra i cittadini sul tema.
L’area interessata, come spiega Paolo Salvadori, proprietario e gestore della più antica grangia piemontese, dovrebbe essere quella collocata tra la ex centrale Enel e il principato di Lucedio, proprio al centro di una delle zone risicole più pregiate d’Italia. Per questo la protesta, cominciata poco dopo le 8 con il raduno alla rotonda di Larizzate, una frazione di Vercelli, dove sono arrivati un paio d’ore dopo anche i trattori provenienti da Novara dopo una lunga marcia sulle statali scortati dalla polizia, si è conclusa con l’arrivo davanti alla storica abbazia cistercense, dove la risicoltura italiana è nata.
NO ALL’AGRIVOLTAICO IN BARAGGIA PROTESTA
Sul tavolo anche i temi dell’agrivoltaico, che rischia di cancellare dalla mappa delle zone risicole una vasta porzione di baraggia: molte aziende, messe a dura prova dalla difficoltà di irrigare e dalla siccità del 2022, stanno seriamente valutando di cedere i propri terreni per accogliere i pannelli che in teoria potrebbero consentire la coltivazione dei terreni, ma che in realtà si teme cancellino la possibilità di utilizzarli a scopo agricolo.
Ad organizzare questa protesta, in corso anche in Francia con modalità molto più dure, con due vittime causate da un’auto che ha travolto madre e figlia durante la manifestazione, è stato Pietro Mentasti, già protagonista de Il dazio è tratto, un movimento nato nel 2017 per fermare le importazioni di riso straniero e che oggi aderisce al Coordinamento nazionale riscatto agricolo, coordinato in Piemonte da Paola Porzio. A rendere più evidente la situazione, anche i manifesti mortuari per l’agricoltura italiana esibiti da molti trattori, e i tanti cartelloni esposti sui vari mezzi.