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PRIMA I GENI

da | 5 Ott 2018 | Non solo riso

Mentre la filiera del riso è turbata dall’iniziativa dell’esponente locale di un movimento politico che attualmente va per la maggiore, tendente a vietare in Piemonte la coltivazione delle varietà a tecnologia Clearfield (e di conseguenza la commercializzazione in Italia del risone appartenente a queste varietà, con gli immancabili rischi di ripercussioni speculative su un mercato in cui i Clearfield rappresentano circa il 40% della produzione nazionale, cosa che ovviamente ha dato la stura a polemiche e sospetti in un mondo risicolo già abbastanza diviso ed incerto), la comunità scientifica passa al contrattacco con un appello per la libertà di ricerca ed innovazione nel campo della genetica agraria. Il documento “Prima i geni: liberiamo il futuro dell’agricoltura” è promosso dalla Società Italiana di Genetica Agraria (SIGA), con il patrocinio della Federazione Italiana Scienze Della Vita (FISV) e del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria (CREA).

Prendendo spunto dalla contestata  deliberazione della Corte di Giustizia Ue (qui la recente presa di posizione critica dell’Università Svedese di Scienze Agrarie: https://www.slu.se/en/ew-news/2018/9/eu-decision-gene-editing/  ) , il documento articolato in dodici punti sottolinea che il miglioramento genetico delle piante rappresenta la Storia stessa dell’umanità, avendo consentito il passaggio dall’uomo cacciatore-raccoglitore – e quindi depauperatore di risorse naturali – all’uomo coltivatore, e quindi rinnovatore delle medesime risorse. Da questo fondamentale punto di partenza il documento ricorda che l’agricoltura italiana si fonda sul costante miglioramento genetico, che col tempo è diventato tradizione, ma anche che l’approccio antiscientifico ha fatto perdere all’Italia il treno dell’innovazione, aggravando i problemi della nostra agricoltura. Infine l’appello chiede libertà di ricerca e sperimentazione nel campo del “genome editing”, che è in grado di rappresentare un passo avanti decisivo per una “via italiana” al miglioramento genetico.

Al momento in cui scriviamo il documento ha raccolto oltre seicento firme da parte di docenti universitari, ricercatori, agronomi, e rappresentanti di istituzioni accademiche, scientifiche, culturali e di ricerca (tra cui FIDAF, CNR-Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante, Società Agraria di Lombardia, Fondazione Edmund Mach, Max Planck Institute, ecc.), ma anche agricoltori, privati cittadini e semplici difensori della libertà di ricerca scientifica. Il documento a sostegno della libertà di ricerca scientifica in agricoltura, che appare basato su criteri diametralmente opposti a quelli che sembrano aver ispirato le posizioni del politico piemontese “anti Clearfield”, può essere sottoscritto da https://primaigeni.it/aderisci.php .Autore: Marco Sassi

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