La Sea-Intelligence, ente danese di ricerca e consulenza nell’ambito dell’industria globale della catena di approvvigionamento, ha analizzato il composito China Containerized Freight Index (Ccfi) per verificare quanto velocemente i noli potrebbero normalizzarsi, sulla base dei precedenti. Gli analisti di Sea-Intelligence hanno definito i periodi di tempo degli aumenti e delle diminuzioni e li hanno analizzati separatamente. Lo riporta The Rice, il rapporto settimanale di Gaotrade.
«Abbiamo misurato il tasso di declino in termini di calo medio di un punto percentuale per settimana, per l’intero periodo di ciascuno dei 5 periodi di declino. Questo ha oscillato tra -0,4% e -0,9% a settimana. Se questi periodi di tempo riflettono i meccanismi di prezzo inerenti all’industria, possiamo usarli per calcolare un’inversione di ritorno alla normalità – spiega Alan Murphy, amministratore delegato di Sea-Intelligence – Questo, presenta la prossima domanda: cos’è un livello di tasso normale? Sulla base dei dati storici del Ccfi questo è rappresentato da livelli di tasso intorno al livello di indice 1000. Ovvero, è necessario che i prezzi attuali calino del 69%». Durante la crisi finanziaria globale del 2008-2009, i tassi sono diminuiti al ritmo più veloce, con un calo settimanale dello 0,9%, e se si applica questa velocità di declino ai livelli di tasso attuali, ci vorrebbero 18 mesi per tornare alla “normalità”, secondo questa analisi. Se, tuttavia, il tasso di declino corrisponde alla media vista nei cinque periodi di declino dei tassi, allora la normalizzazione richiederebbe addirittura 26 mesi. Altri calcoli, che considerano anche la velocità registrata dagli aumenti attuali, hanno portato Sea Intelligence a indicare che il risultato per arrivare al ritorno dell’indice a quota 1000 potrà essere perfino di 30 mesi, due anni e messo.
Gli alti livelli delle tariffe del trasporto potrebbero minacciare la ripresa economica: probabilmente continueranno nei prossimi mesi, secondo la Review of Maritime Transport 2021 dell’Unctad, La Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo, pubblicata il 18 novembre. L’analisi mostra che l’attuale impennata dei noli dei container, se sostenuta, potrebbe aumentare i livelli dei prezzi delle importazioni globali dell’11% e i livelli dei prezzi al consumo da qui al 2023. Cosa ha scatenato l’impennata dei noli e dei costi? La domanda di beni è aumentata nella seconda metà del 2020 e nel 2021, poiché i consumatori hanno speso i loro soldi in beni piuttosto che in servizi durante i blocchi e le restrizioni della pandemia, secondo il rapporto. Il lavoro da casa, lo shopping online e l’aumento delle vendite di computer hanno tutti posto una pressione senza precedenti sulle catene di approvvigionamento.
Questa grande oscillazione dei flussi commerciali containerizzati si è scontrata con i vincoli di capacità dal lato dell’offerta, tra cui la capacità di trasporto delle navi container, la carenza di container, la carenza di manodopera, le continue restrizioni in entrata e in uscita di Covid 19 nelle regioni portuali e la congestione nei porti. Questo aumento della domanda ha ridotto la capacità dell’offerta e ha portato a tassi di nolo dei container da record praticamente su tutte le rotte commerciali dei container. Ad esempio, la tariffa spot dello Shanghai Containerized Freight Index (Scfi) sulla rotta Shanghai-Europa era inferiore a 1.000 dollari per unità di trasporto a giugno 2020, è balzata a circa 4.000 dollari entro la fine del 2020 ed è salita a 7.395 dollari entro la fine di luglio 2021. Oltre a questo, i proprietari dei carichi hanno dovuto affrontare ritardi, sovrapprezzi e altri costi, e hanno ancora incontrato difficoltà per garantire che i loro container fossero spostati tempestivamente.