«Vendere? Non ci pensiamo nemmeno. Non abbiamo bisogno di soci, né di quotarci in Borsa. Ci autofinanziamo e continueremo a crescere con le nostre forze, ma non escludiamo acquisizioni». Così parla Carlo Preve, amministratore delegato di Riso Gallo, oggi sull’inserto economico del Corriere della Sera, nell’ambito di un ampio servizio sull’industria risiera pavese. Si parla di fatturato in crescita (120 milioni) e, malgrado la crisi del settore risicolo, Carlo Preve ammette che la società ha visto un «deciso miglioramento dei margini». Nell’intervista si parla anche dei contratti con gli agricoltori: «Vent’anni fa – ricorda l’amministratore delegato – avevamo lanciato i risi tradizionali di alta gamma provenienti da risaie lombarde e ancora oggi il nostro riso è al 98% italiano, se si eccettua la piccola percentuale di basmati e thailandese. Anche il nostro riso per il sushi è italiano e abbiamo lanciato gamme di riso allungato, ma nostrane. Ogni anno comperiamo 1,2 milioni di quintali di riso da oltre un migliaio di agricoltori delle province di Vercelli, Pavia, Novara, Milano e Mortara. Con gli agricoltori abbiamo siglato un contratto triennale con un prezzo fisso che consente a loro di evitare sbalzi nei ricavi e a noi di pianificare le forniture».
I SOLITI IGNOTI DELL’IRRIGAZIONE
Facciamo il punto dei furti d’acqua