Il Portogallo è in crisi. Il quarto maggiore paese risicolo dell’Unione Europea, con circa il 6% della produzione continente, che si distingue in termini di consumo pro capite, visto che consuma circa 17 kg l’anno, ben al di sopra della media Ue, soffre a causa dell’import. Esattamente come noi. Quest’anno si stima siano state prodotte 151 mila tonnellate di risone, di cui il 30% di Indica e il 70% di Japonica, prevalentemente Carolino, ma anche Euro e Ariete, in calo rispetto alle 166 mila tonnellate dello scorso anno e alle 185 mila tonnellate del 2015.
La produzione nazionale è in declino a causa degli alti costi di produzione e della forte concorrenza da parte degli importazioni, principalmente da Guyana, Suriname, Cambogia, India, Tailandia e Pakistan. Nel 2016 sono state importate oltre 182 mila tonnellate, mentre ne sono state esporate 52 mila. Per questo l’area risicola diminuisce, passando dai 29 mila ettari del 2015 ai 26 mila del 2016. Tuttavia gli operatori portoghesi sono riusciti a trovare alcuni mercati per il riso Japonica, la cui produzione supera la richiesta del mercato, ora più orientato al consumo di Indica:
Coesistono, come in Italia, le produzione di risi Japonica (varietà Carolino), per cui è autosufficiente e Indica (Agulha), che invece non riesce a soddisfare la domanda interna. Alcuni produttori di riso portoghesi stanno passando dunque al riso Indica, incoraggiati dal lieve aumento dei prezzi, dalla resa migliore per ettaro e dalla crescita della domanda nel mercato interno, nonostante la forte concorrenza delle importazioni. Il riso portoghese è coltivato nelle zone umide, principalmente come monocoltura. La produzione inoltre fornisce benefici ambientali, in particolare preserva alcune aree dall’eccessiva salinità, tenendola lontano dalla vicina terra fertile. Le principali aree produttive sono tre: la valle di Mondego nel nord del Portogallo; le valli centrali di Tejo e Sorraia; e la valle del Sado più a sud. Si registrano alcuni areali risicoli fuori da queste zone principali, principalmente nella Vale do Vouga (Aveiro) e in Algarve.
In Portogallo, l’area coltivata a riso ha seguito una tendenza al rialzo fino al 2011, quando ha iniziato a ridursi. I bassi prezzi di mercato combinati con elevati costi produttivi e maggiori limitazioni nell’utilizzo di principi attivi per la protezione delle colture di riso sono visti come i principali elementi per la riduzione dell’area. Il contributo Pac ordinario per ogni ettaro ammonta a 900 euro, a cui vanno aggiunti circa 6 milioni di euro come aiuto specifico per un’area massima garantita di circa 30 mila ettari.