A segnalarci la presenza di larve di Popillia japonica è un risicoltore di Casalino (No): «Durante la semina abbiamo osservato per la prima volta la presenza significativa dell’insetto. Ci sono diversi soggetti per metro quadro. Si tratta di larve al terzo stadio, pronte a impuparsi. Dopo molto tempo di monosuccessione la scorsa annata agraria abbiamo fatto un avvicendamento con soia: credo che i due fenomeni siano legati». Popillia japonica Newman (Coleoptera Rutelidae) è stata osservata per la prima volta nell’Europa continentale durante l’estate del 2014. Le segnalazioni arrivavano dai comuni della zona settentrionale della Valle del Ticino.
Un flagello
È un insetto polifago: gli adulti sono capaci di provocare ingenti danni economici defogliando e destrutturando oltre 300 specie tra coltivate e spontanee. Tra le più colpite si evidenziano: acero, glicine, rosa, rovo, tiglio, olmo, mais, melo, nocciolo, pesco, soia e vite. La normativa fitosanitaria lo individua quale organismo nocivo da quarantena. In Lombardia l’insetto ha dimostrato di fare una generazione all’anno. Gli adulti escono dal terreno tra la fine di maggio e l’inizio di giugno. L’insetto si muove prevalentemente in gruppi numerosi e l’epoca di maggior presenza degli adulti è l’inizio dell’estate. (Avviso: c’è anche un altro flagello)
Come riconoscere Popillia japonica
Gli adulti hanno una lunghezza media di circa 10 mm e sono verde metallico con riflessi bronzei sul dorso. Si contraddistinguono per 12 ciuffi di peli bianchi (5 ai lati dell’addome e 2 più ampi sulla parte terminale). La presenza di questi ciuffi bianchi permette di distinguere inconfondibilmente Popillia japonica dalla specie italiana Maggiolino degli orti (Phyllopertha horticola) e dalle altre specie di rutelidi italiani. Nel caso di avvistamento controllare la presenza dei ciuffi di peli bianchi ai lati dell’addome fotografarli e poi eliminarli osservare su quale pianta era presente, se in gruppo fare una segnalazione agli indirizzi popillia@ersaf.lombardia.it – popillia@parcoticino.it. Autore: Andrea Bucci