I prezzi restano quasi complessivamente fermi nelle sedute di borsa di inizio settimana. Unica eccezione Milano, con due aggiustamenti nel mercato interno, il più consistente per i similari di Carnaroli (quotazione minima della voce dedicata al gruppo). Il rapporto domanda-offerta, tuttavia, sembra di seduta in seduta essere sempre meno in equilibrio. La prima si dimostra più interessata all’acquisto, la seconda meno alla vendita. Entrambi questi comportamenti sono in parte conseguenze indirette di quanto sta avvenendo in campagna, a causa delle continua piogge.
L’EFFETTO DELLE PIOGGE SUL MERCATO
Lato offerta, i risicoltori sembrano lontani dalle sale di contrattazione, riducendo così il risone sul mercato. Ciò accade in quanto le operazione di semina stanno richiedendo massima tempestività nelle poche finestre concesse dal meteo avverso. Per questo è poco per i produttori il tempo per concentrarsi sulla commercializzazione del prodotto ancora invenduto. Tale attività, inoltre, è ormai ad oggi secondaria, essendo vendibile una piccola parte del raccolto 2023 per la maggioranza delle aziende. Lato domanda, le continue piogge portano ad una maggiore incertezza riguardo la disponibilità di risone nel prossimo futuro. In primis le tempistiche di arrivo del nuovo raccolto sul mercato saranno in larga parte più lunghe del previsto di alcune settimane, con semine ormai diffusamente in ritardo. Ciò fa si che le industrie debbano organizzare le coperture per un periodo più prolungato, aumentando la domanda per questa campagna.
Il totale del risone che sarà trebbiato nel 2024 in Italia, inoltre, rischia di essere meno del preventivato, anche a parità di investimento. Oltre al possibile calo nelle superfici a riso laddove risultasse impossibile seminare in tempo, infatti, le produzioni potrebbero essere deficitarie. In molte delle camere seminate i germogli non si sviluppano al meglio, per effetto di temperature, precipitazioni e preparazioni del terreno difficilmente ottimali. Se il clima non dovesse essere più benevolo del solito tra fine estate ed inizio autunno, quando i risi seminati in ritardo o partiti a rilento ultimeranno il ciclo, le carenze potrebbero essere importanti. Certo la notizia positiva è che non dovrebbe esserci mancanza d’acqua, elemento limitante negli ultimi anni.
I COMPRATORI TENGONO DURO MA CI SI ASPETTANO RIALZI
Per il momento i compratori, pur consci di queste circostanze, non sembrano disposti a spendere più di quanto a listino. Le tendenze descritte, tuttavia, non possono che far pensare a possibili apprezzamenti nel prossimo futuro. Come spiegato nelle ultime analisi (leggi) un comparto oggi con valutazioni basse per il molto riso ancora trasferibile ma che potrebbe registrare rialzi a breve sono i risi da interno. Questi sono per lo più caratterizzati da cicli lunghi e quindi probabilmente meno seminati del previsto.
Già nelle sedute in analisi le quotazioni per queste voci sono parse talvolta deficitarie rispetto alle compravendite. I similari di Carnaroli, ad esempio, difficilmente vengono scambiati a meno di 50 €/q lordi anche per le partite di qualità merceologica bassa, mentre si registrano scambi anche a 53 €/q lordi per i più pregiati, come Caravaggio. Per Arborio e Roma si sono concluse compravendite al di sopra dei 55 €/q lordi a listino, per le partite con resa ottimale.
ANCHE I RISI FORSE PIÙ SEMINATI POTREBBERO APPREZZARSI
Risi in maggioranza dal ciclo breve, come lunghi A da parboiled o tondi, al contrario potrebbero essere più prodotti del previsto con queste continue piogge. Ciò però nel primo caso è controbilanciato dalla crescita nella domanda ai prezzi attuali descritta nelle ultime analisi, scaturita dalla carenza di lunghi B. Gli “indica” sono risi con cicli vari a seconda della varietà, per questo risulta di difficile lettura l’effetto delle difficoltà alla semina. L’attuale scarsezza e le problematiche nell’import, tuttavia, continuano a rendere questi risi molto richiesti. Di riflesso lo sono i lunghi A “tipo Ribe” come spiegato, per l’assenza di lunghi B nel mercato del parboiled.
Passando ai tondi, molti dei quali con cicli brevi, per la prossima campagna le disponibilità potrebbero essere ancor più elevate del previsto. In questo momento, però, non è chiaro come stia evolvendo questo dato. Quel che è certo è che il raccolto arriverà in ritardo e sarà forse meno delle attese come detto in apertura. Per questo anche qui la domanda sembra disposta a spendere qualche € in più per alcune varietà rispetto al prezzo ufficiale. Un altro fattore che sta spingendo i compratori a cedere un po’ sul prezzo è che i risicoltori sono ancor più restii a vendere i risi tondi, in quanto i 40 €/q lordi proposti sono considerati agli occhi di molti una vendita in perdita. Autore: Ezio Bosso
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