Come previsto, le piogge d’Agosto, cadute in maniera disomogenea e con diversa intensità sull’Italia, non hanno risolto la condizione di crisi idrica, risolvibile ormai solo nel medio periodo.
PIEMONTE: PERSISTE DEFICIT IDRICO
Ne è esempio il Piemonte dove, nonostante le precipitazioni del mese scorso (mm.80,5 pari a +5,9%), persistono situazioni di forte deficit pluviometrico proprio in bacini già colpiti dalla siccità 2021 (fonte: ARPA Piemonte): Agogna-Terdoppio (-35,8%) Residuo Tanaro (-32,2%); Residuo Po-Confluenza Tanaro (-45%); seppur oggi in ripresa, restano un significativo segnale d’allarme i deficit di portata registrati il mese scorso in alcuni, primari corsi d’acqua: Stura di Demonte, (-61%), Tanaro (-54%), Stura di Lanzo (-41%).
La situazione più evidente è quella delle falde sotterranee, la cui ricarica necessiterebbe di lunghi periodi di pioggia costante. Al Nord i livelli dei grandi bacini naturali permangono largamente al di sotto della media storica e distanti da quanto registrato lo scorso anno comunque secco: in particolare, il lago di Como è al 10% del riempimento e quello d’Iseo al 7,9%.
Nonostante un’evidente ripresa, il fiume Po rimane sotto i minimi storici e la portata a Pontelagoscuro non riesce a raggiungere i 450 metri cubi al secondo, soglia minima per contrastare la risalita del cuneo salino.
LOMBARDIA ED EMILIA: PORTATE FIUMI IN PICCHIATA
In Lombardia, le portate del fiume Adda continuano a scendere, arrivando a mc./sec.56, mentre le riserve idriche, stoccate negli invasi, sono inferiori di quasi il 58% rispetto alla media storica e di oltre il 62% nel confronto con l’anno scorso.
In Emilia-Romagna, le portate dei fiumi restano esigue (unica eccezione, il Savio) e nel caso dell’Enza sono inferiori anche al minimo storico mensile. Sul fronte pluviometrico restano in zona rossa i bacini montani dal Parma al Trebbia, nonostante i 120 millimetri di pioggia, caduti nel mese di agosto. Le dighe piacentine sono praticamente esaurite, trattenendo complessivamente circa 800.000 metri cubi, cioè poco più di quanti vi fossero nel siccitosissimo 2017.
IL COMMENTO DI ANBI
«Nonostante la critica situazione idrica, i Consorzi di bonifica ed irrigazione sono riusciti a rispondere alle esigenze del territorio e di un’agricoltura, martoriata dalla siccità – evidenzia Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Le condizioni climatiche hanno però comportato un incremento del 30% nei costi operativi che, complici gli insostenibili incrementi nei prezzi dell’energia, rendono irraggiungibile il pareggio di bilancio, previsto per legge, senza aggravare di ulteriori oneri i consorziati. Per questo abbiamo chiesto e continuiamo a sollecitare un intervento pubblico a sostegno dei bilanci dei Consorzi, evitando così onerose ricadute sulle economie delle famiglie e dell’agricoltura». (Fonte: Anbi)