L’uso dei droni in agricoltura è alquanto recente. In risicoltura lo è ancor di più. Per capirne di più, siamo andati ad ascoltare un convegno tecnico, che si è svolto nella mattinata di mercoledì 8 marzo, presso l’aula magna dell’IIS Galileo Ferraris di Vercelli. Qui si è parlato dell’utilizzo di droni a livello professionale. (Avviso)
La presidente dei periti agrari di Vercelli-Biella, Paola Rastelli, ed il presidente del collegio dei geometri di Vercelli, Gianmario Avetta, hanno aperto la mattinata ringraziando i colleghi organizzatori, Andrea Romoli e Carlo Bosso, e tutti i presenti. Moderatore dell’incontro Andrea Vecco, perito agrario e consigliere dell’Aeroclub di Vercelli. Il suo è il primo intervento. (Segue dopo il video)
«I DRONI POSSONO AVERE MOLTEPLICI UTILIZZI»
«Il drone è un vettore che utilizza videocamere, termocamere o rilevatori multispettrali che permettono di registrare le caratteristiche di una superficie o di una coltura – spiega Vecco -. Questi dati possono essere utilizzati in agricoltura per ottimizzare le lavorazioni, in un’ottica di agricoltura di precisione. La possibilità di vedere una coltura dall’alto risulta fondamentale anche nell’attività delle perizie assicurative, che io stesso pratico».
«Il drone è inoltre utilizzato in molteplici campi, dall’edilizia al soccorso, rendendosi uno strumento fondamentale per l’impiego in svariati mestieri. Data la grande varietà di utilizzi e di caratteristiche che può avere questo strumento è fondamentale la formazione e la registrazione degli utilizzatori e dei mezzi utilizzati. Questi richiedono anche un’assicurazione obbligatoria, il cui costo dipende dalla compagnia assicurativa e dal tipo di utilizzo».
I CORSI DI VOLO IN AMBITO UAS
Il comandante di volo Pier Giorgio Longo ha presentato la scuola di volo di Vercelli, che prevede una sezione droni. Egli ha poi spiegato le restrizioni per il volo nelle prossimità degli aeroporti, tra cui quello di Vercelli, che consentono il decollo solo ad una data distanza ed in seguito all’approvazione di una richiesta di autorizzazione.
Ha poi presentato i corsi di volo proposti dalla scuola di Vercelli, arrivando alla definizione del percorso formativo utile all’utilizzo di droni, o meglio Uas (sistema aeromobile a pilotaggio remoto).
«Proponiamo corsi per l’accesso alle abilitazioni Open e Specific. Tali corsi sono uniformati a livello europeo grazie ad Easa, la normativa continentale dedicata alla legislazione sul volo, in parallelo alla normativa italiana Enac. I corsi open si suddividono in due livelli. il più basico, A1-A3, ha un costo di 31 € e prevede solo un esame teorico online. L’A2, fattibile solo dopo aver conseguito il precedente, permette l’utilizzo del drone anche in ambiente urbano. Questo prevede un esame teorico ma in presenza, maggiormente complesso del primo».
«I corsi dell’ambito specific sono utili a preparare i piloti a tipologie di volo maggiormente complessi, come quello programmato o automatico ad esempio. Vengono compresi anche droni con classi di rischio maggiore, capaci di attuare funzioni specifiche. Tali corsi prevedono diversi insegnamenti pratici e teorici, che consentono all’operatore di apprendere l’utilizzo professionale di droni in svariate circostanze, anche le più critiche».
«SI LAVORA PER RENDERE POSSIBILE L’UTILIZZO DI DRONI NEI TRATTAMENTI E NELLE FERTILIZZAZIONI»
Longo ha poi parlato dello spazio aereo, identificando le varie quote a seconda del mezzo utilizzato, che devono essere rispettate. l’immagine seguente raffigura tale divisione, individuando per i droni lo spazio fino a 120 m d’altitudine.
Egli ha sottolineato il rischio del volo indiscriminato di droni, soprattutto a quote elevate. «Per meglio comprendere lo spazio aereo è fondamentale registrarsi presso il sito dell’Enav, l’ente dei controllori di volo, e su D-flight – continua il comandante -. In questo modo si possono scaricare le mappe aeree che consentono di individuare le diverse zone di volo. Ciò rende chiara la possibilità di utilizzo del drone all’operatore, attraverso l’identificazione dei diversi spazi aerei». In chiusura Longo si riferisce all’utilizzo in campo agricolo.
Qui, attraverso l’adozione di camere multispettrali è possibile valutare il vigore vegetativo di una coltura o la presenza di infestanti, facendo una radiografia della camera. «Nel prossimo futuro – aggiunge Vecco – stiamo lavorando anche per l’utilizzo di droni nei trattamenti e nelle concimazioni. Dal 2020 si è iniziato a chiedere deroghe per l’uso dei droni nella distribuzione di prodotti in agricoltura, che risulta vietata con mezzi aerei in Italia. Solo oggi la regione Lombardia ha iniziato la sperimentazione, che speriamo possa portare nel prossimo futuro ad un utilizzo diffuso. I vantaggi potenziali sono molteplici: la possibilità di lavorare continuativamente senza gravare sul terreno, la possibilità di intervenire solo dove necessario e il risparmio di mezzi di produzione».
«PER L’UTILIZZO IN AGRICOLTURA L’ATTESTATO A1-A3 RISULTA AD OGGI SUFFICIENTE»
L’intervento successivo ha riguardato la legislazione vigente. A proporlo Fabio Maffioletti, istruttore UAS. Egli presenta il lungo elenco delle normative esistenti in materia di volo e in seguito afferma. «Easa distingue all’interno del Regolamento tre tipologie di operazioni Uas. la prima, Open, permette già un importante ventaglio di utilizzi di mezzi che possono arrivare a 25 Kg. Permette, inoltre, un volo ad altitudine massima di 120 m, con drone sempre visibile ad occhio nudo dall’operatore (volo in vlos).
Open a sua volta si suddivide in diverse categorie. Ad esempio, i droni sotto i 250 g, categoria A1/C0, sono utilizzabili senza alcuna abilitazione ma necessitano di un’assicurazione e la registrazione su D-flight del mezzo. Possono volare in tutti gli ambienti, anche sopra le persone non informate, rispettando chiaramente le no-fly zone. Basta conseguire in aggiunta una patente A1-A3 (ottenibile online con soli 31 €) per poter pilotare lontano da persone e aree congestionate droni fino a 25 Kg di peso. Tale abilitazione in agricoltura consentirebbe una grande varietà di utilizzi».
LA REGISTRAZIONE SU D-FLIGHT
L’istruttore passa poi alla trattazione delle concessioni Specific, adatte ad utilizzi specifici appunto, e degli obblighi di utilizzo di tutti gli UAS. Il primo viene ribadito essere la registrazione sul portale D-flight, diversa per uso hobbistico o professionale. Vi è poi l’obbligo di comunicazione alla autorità competenti in caso di incidente e la necessità di sottoscrivere un’assicurazione RC. Anche questa ha caratteristiche diverse a seconda del tipo di utilizzo, professionale o non, ed il prezzo varia anche in base alla compagnia scelta.
«La registrazione su D-flight avviene attraverso l’apposita sezione dell’omonimo sito web, valido solo per il territorio italiano. Il costo di registrazione a livello hobbistico è 6€/anno (più 6€ una tantum per ottenere il QR code da apporre sul drone), professionale 24€/anno (più 96€ per ottenere la dichiarazione professionale una tantum). La mappa a cui si ha accesso in seguito consente di individuare tutte le zone in cui vi sono restrizioni, legate ad aeroporti ad esempio. Riguardo a queste si possono richiedere deroghe, ma solo se si è in possesso di un attestato Specific. Le tempistiche, tuttavia, sono spesso molto dilatate e ciò crea un problema ai professionisti». L’esperto ha poi proseguito nella spiegazione dell’interfaccia, analizzando tutte le sue particolarità.
LE SANZIONI PER I NON ADEMPIENTI AGLI OBBLIGHI
Maffioletti si è poi soffermato sull’importanza della coordinazione tra i voli dei diversi aeromobili. «Gli Uas nel prossimo futuro avranno gli impieghi più disparati, grazie alla loro versatilità, efficienza ed economicità. Anche in ambito agricolo gli utilizzi sono molteplici e potranno essere implementati nel prossimo futuro. In questo senso i nostri normatori dovranno adeguarsi, permettendo una coordinazione puntuale e flessibile per il sistema.
Ad oggi le sanzioni in caso di infrazione sono previste nel “‘Prontuario delle Infrazioni per gli Aeromobili a Pilotaggio Remoto”, emesso dal Ministero dell’Interno il 30 Aprile 2015. Una nuova versione del prontuario, annunciata dalla Polizia di Stato il 1° marzo 2018, ancora a oggi non è disponibile per la consultazione. Di fatto la legislazione dunque non è di certo allineata con la terminologia e le norme previste dal Regolamento d’Esecuzione (UE) in vigore attualmente. In ogni caso, le sanzioni previste sono le medesime che quelle destinate al comandante di un aereo, essendo l’UAS un aeromobile.
Se un pilota comandante di UAS è:
- sprovvisto di abilitazione (quando necessaria) -> reclusione fino a sei mesi o multa da € 103 a € 516.
- in possesso di un’abilitazione non sufficiente a consentirgli la pratica che sta attuando -> sanzione amministrativa da 206,00 a €516,00 e sospensione parziale o totale delle autorizzazioni o delle certificazioni o dei privilegi ottenuti.
- non in possesso del prescritto “Manuale di volo” durante le operazioni di volo -> sanzione amministrativa da € 1549,00 a € 9296,00.
- privo della copertura assicurativa -> sanzione amministrativa da 50 mila a 100 mila euro, secondo l’articolo 1234 del Codice della Navigazione.
Alla luce di tali sanzioni, appare chiaro che evadere le norme é un rischio che, visti i costi utili a rispettarle, può essere controproducente». Autore: Ezio Bosso.
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