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PIANI DI BUROCRAZIA RURALE 

generazione terra

Intorno ai PSR (Programmi di Sviluppo Rurale) si sono da sempre concentrate notevoli aspettative da parte di numerosi soggetti che gravitano intorno all’agricoltura. Circa l’evoluzione dei PSR sono nate preoccupazioni da parte degli imprenditori agricoli, di cui qui si cercherà di chiarire le motivazioni.

UN REGOLAMENTO AMBIZIOSO

Nei giorni scorsi è giunto da Bruxelles l’annuncio delle linee guida del regolamento comunitario sui PSR per il periodo 2023-27. Esso viene annunciato come “ambizioso” (termine che immancabilmente accompagna tutta la poderosa e ponderosa produzione normativa europea) ma anche più “snello” rispetto alle precedenti programmazioni. In effetti vi si delineano 8 aree di intervento, contro le 21 della programmazione attualmente “in prorogatio”. Questa complessità ha spesso dato luogo a misure poco “appetibili”quando non del tutto irrealistiche ed impraticabili.

ANALISI DEGLI STANZIAMENTI: IMPEGNI CLIMATICO AMBIENTALI

Gli Impegni climatico ambientali sono destinati ad assorbire il 35% delle risorse disponibili. Essi si dovrebbero spalmare su ben 31 sottomisure (con buona pace della semplificazione e dello snellimento annunciato in premessa) di cui al momento non si conoscono i dettagli.

Probabilmente vi saranno misure per il rafforzamento “volontario”della produzione integrata obbligatoria (riduzione fitosanitari e fertilizzanti), per le cover crops per il sequestro del carbonio, per il “benessere” animale. Dovrebbero esserci misure per la “precision farming” e per la gestione “sostenibile” dell’irrigazione. Probabilmente queste misure nei risicoltori italiani indurranno più preoccupazione che sollievo, viste le traversie del 2022 nella gestione delle scarse risorse da parte di qualche ente irriguo cui probabilmente verranno attribuiti i fondi europei.

Non si fa cenno, ma dovrebbero esserci, misure per la riforestazione, che anche in pianura qualche agricoltore magari un poco agè potrebbe individuare come exit strategy in tempi in cui chi produce alimenti viene additato da alcuni “ambientalisti” integralisti quasi come dedito ad una attività criminale.

ANALISI DEGLI STANZIAMENTI: AREE SVANTAGGIATE E INVESTIMENTI

  1. Misure specifiche per le aree svantaggiate, che dovrebbero ricalcare i consueti interventi per montagna e zone marginali.
  2. Sostegno per svantaggi territoriali specifici, con cui si dovrebbero “compensare” le limitazioni ed i divieti all’esercizio dell’attività agricola nelle zone di protezione speciale e nelle Aree Natura 2000. Anche in questo caso la norma suscita tra gli imprenditori agricoli più preoccupazione per la componente “limitazioni e divieti” che sollievo per una “compensazione” di entità verosimilmente irrisoria.
  3. Sostegno agli investimenti, per cui sarebbero previste 15 sottomisure di cui non si conoscono i dettagli, ma che dovrebbero ricalcare lo schema logico dell’attuale mis. 4.

ANALISI DEGLI STANZIAMENTI: GIOVANI, INFORMAZIONE E GESTIONE DEL RISCHIO

  1. Insediamento dei giovani, riproposto sulla base del consueto schema in cui all’aiuto specifico si deve abbinare una misura di investimento strutturale.
  2. Strumenti per la gestione del rischio, che non dovrebbero essere una forma di apertura a quella “liberalizzazione” della PAC tanto auspicata da alcuni osservatori. Sembra invece che essi ricalcheranno lo schema delle cosiddette assicurazioni “agevolate” in atto da alcuni anni con esiti perlomeno controversi.
  3. Cooperazione ed innovazione, con sostegni ai progetti PEI ed alle altre misure per la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo cui fanno riferimento imprese, istituzioni universitarie ed enti di ricerca.
  4. Sistemi di conoscenza ed informazione, che pure hanno consentito di finanziare negli anni azioni di sperimentazione, divulgazione e dimostrazione.

DIFFERENZIAZIONE TERRITORIALE

Le linee guida contenute nella normativa comunitaria andranno declinate a livello di singole Regioni e probabilmente daranno luogo alle consuete differenziazioni territoriali. Differenziazioni che da sempre caratterizzano i vari PSR italiani. Talvolta, queste differenziazioni sono discriminanti e non tecniche perchè imposte “ope legis” tra aziende e persino singoli appezzamenti attigui. Si pensi per esempio ad appezzamenti divisi da un confine amministrativo che determina, procedure, pratiche e financo modalità di controllo molto diverse tra loro.

Anche per questo tra gli imprenditori agricoli, specie nelle aree più vocate all’agricoltura come attività produttiva e non solo “assistita”, i PSR hanno progressivamente perso di “appeal”, venendo percepiti da molti osservatori più come strumenti per un rigido e spesso miope “dirigismo” che non come fattori di autentico sviluppo ed incremento della produttività e della competitività delle imprese. Autore: Flavio Barozzi

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