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«PERCHE’ LA NUOVA LEGGE RIDUCE LA QUALITA’ ?»

da | 31 Lug 2017 | NEWS

Eugenio Gentinetta, breeder di grande esperienza nel settore risicolo – papà del Cammeo, solo per citare una delle ultime varietà che ha immesso sul mercato con successo – commenta con quest’articolo la legge del mercato interno, recentemente varata dal governo: «Infine, dopo un lunghissimo iter burocratico, tipico delle leggi italiane, si darà il via a questo sofferto testo per la riorganizzazione del mercato interno del riso in Italia. Tre obiettivi della legge: salvaguardia delle varietà di riso tipiche italiane, indirizzare il miglioramento genetico di nuove varietà, valorizzare la produzione agricola. Dalla legge del ’58, che ritengo un capolavoro di norme la cui validità è durata oltre 60 anni segno che coprivano l’esigenze del settore e che sono peraltro state adottate da varie nazioni per la commercializzazione del riso, è nata questa legge che a mio modesto avviso crea confusione nel consumatore.

Parliamo dell’indicazione ‘classico’ che la legge in vigore permette di utilizzare solo per le confezioni che contengono realmente le varietà Carnaroli, Arborio, Roma, Baldo, Ribe, Vialone Nano e S. Andrea. Che situazione può crearsi? Prevedibilmente, al supermecato potremo trovare duplicate le confezioni con differenze di prezzo anche rilevanti tra ‘classico’ e non. Con quali vantaggi per il consumatore? Le industrie maggiori saranno in grado di gestire quest’opportunità oppure questi prodotti saranno relegati all’offerta delle piccole riserie che saranno in grado di fornire con continuità il settore del ‘classico’?

Bisogna sapere che la varietà Arborio, Carnaroli, Baldo e Roma, S. Andrea (Ribe come varietà non esiste più) non sono quasi più coltivate, poiché le loro caratteristiche agronomiche, altezza, allettamento, suscettibilità alle malattie e scarsa produttività sono caratteri talmente negativi che pochi agricoltori si avventurano nell’impresa di coltivarle. Ciò perdurerà anche con la nuova legge, a meno che i prezzi siano significativamente interessanti, visto anche l’onere della tracciabilità. Basteranno – mi chiedo – cento euro al quintale?

Alcuni commenti che leggiamo sui blog considerano i risi ‘classici’ equivalenti al Barolo e i similari al vino in cartone: probabilmente, non conoscono il settore del riso e sono commenti solo strumentali finalizzati a sostenere opinioni ideologiche. A mio avviso, l’aggettivo ‘classico’, se inserito nella denominazione di vendita, non aumenta la percezione di qualità, perché non è associato a caratteristiche qualitative superiori. Questo non lo dico io ma lo dice la legge:  la tabella 4 prevede infatti che la somma dei valori massimi delle caratteristiche qualitative indicate (rotture 5%, grani striati e/o pigmentati 3%, grani gessati 4,5%, grani danneggiati 2,5%, grani immaturi ecc. 10%) raggiunga il 25%. Vi pare forse che con questi limiti si possa realmente “valorizzare” e “salvaguardare” il settore come pretenderebbe il legislatore. Dirò di più: la legge del ’58 prevedeva la denominazione Extra per tutte le varietà che avessero un terzo dei difetti ammessi: oggi questa norma è sparita a vantaggio di chi?

Pare possibile Signor Ministro, bergamasco come me, (io di adozione), che si possa vendere riso ‘classico’ senza adottare criteri più restrittivi, in termini di qualità? Non si dovrebbe stabilire che solo le partite migliori coltivate in ambienti vocati, certificate idonee possano raggiungere la cosidetta eccellenza ? Nei paesi non europei che conosco, quali la Turchia e il Venezuela, il riso viene commercializzato con due tipologie: rotture 3% e rotture 30%. Il primo, ovviamente, è di altissima qualità, il secondo viene commercializzato a basso prezzo ed è destinato a una fascia di popolazione che non può spendere.

Riguardo agli indirizzi che questa legge vuole dare ai breeder per la costituzione di nuove varietà, è difficile andare oltre l’enunciazione di massima: non credo che basti la tabella con le biometrie e i valori di consistenza del granello per farle rientrare nei paramentri dell’allegato 2, anche perché il miglioramento genetico è innovazione. Faccio un esempio che conosco: Cammeo è un capolavoro del miglioramento genetico, frutto di 20 anni di ricerca; attraverso programmi innovativi si sono addizzionati i caratteri positivi di diverse varietà californiane e varietà italiane con l’obiettivo principale di avere un granello cristallino molto grande. Il successo è stato immediato, in Italia questa varietà ha conquistato oltre il 50% del mercato del Baldo, in Turchia il 43% della intera superficie coltivata a riso e oggi in Italia è l’unica varietà che a fine stagione avrà esaurito le scorte. Senza nuova legge e allegato 2.

Per concludere, la mia opinione è che mentre agli agricoltori si chiedono sacrifici elevatissimi, questa legge non li aiuterà affatto: il mercato dei risi ‘classici’ non sarà particolarmente valorizzato e per contro tutte le altre varietà ricadranno nell’anonimato delle commodity. Per questo sono e resto pessimista di fronte a questa riforma». Autore: Eugenio Gentinetta

 

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