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PARCO AGRICOLO SENZA AGRICOLTORI

da | 30 Mar 2019 | NEWS

È sempre più evidente «l’inadeguatezza della governance» del Parco Agricolo Sud Milano. La Coldiretti si schiera contro l’istituzione del Parco naturale, come e più duramente di Confagricoltura (leggi l’articolo), e va oltre: chiede un vero e proprio azzeramento dei vertici del Parco agricolo perché agricolo non è. Nel senso che non è gestito dagli agricoltori. «E’ assurdo che nel direttivo ci sia un solo “rappresentante” di quel mondo agricolo che è alle fondamenta dell’esistenza stessa del Parco Agricolo Sud Milano» sottolinea il presidente della federazione milanese Alessandro Rota (nella foto). Che non lesina le stoccate al presidente, schierato per la trasformazione in parco naturale: «piuttosto di istituire aree naturali, il Presidente del Parco potrebbe forse preoccuparsi di risolvere gli enormi problemi di consumo di suolo e di traffico causati dal maxi centro commerciale del suo Comune». Riferimento esplicito ai problemi di Arese, da cui proviene la presidente Michela Palestra.

Ma è il dossier del Parco Naturale a dividere. Secondo Coldiretti «in tutti gli incontri svolti sul territorio dal Parco Agricolo Sud Milano nei mesi scorsi è emersa chiara da parte degli agricoltori una totale contrarietà all’iter di istituzione delle aree naturali. Una contrarietà rimarcata dall’opposizione espressa da Coldiretti anche in occasione del confronto finale che si è tenuto presso la sede del Parco lo scorso 15 marzo – sottolinea Rota-. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: i campi e le aree destinate a produzione agricola non possono diventare parco naturale. Siamo in un territorio metropolitano in cui non esistono piani di contenimento dei selvatici: pensare di introdurre ulteriori limiti alla cattura e alla riduzione delle specie invasive è un’assurdità. Questa scelta dimostrerebbe di essere totalmente slegati dai bisogni di un territorio costretto a far fronte agli ingenti danni causati da cinghiali, nutrie ed altri animali alle colture, e ai rischi che essi rappresentano per la sicurezza sanitaria e stradale. Bisogna inoltre stare attenti alla gestione della fruizione pubblica dei campi coltivati, visto che negli ultimi anni abbiamo già assistito a una crescente inciviltà, a quotidiani episodi di maleducazione e anche all’aumento della microcriminalità, che ha eletto le campagne a nuove piazze dello spaccio, per non parlare di tutti quegli obblighi e divieti che limitano le normali pratiche agricole all’interno delle cosiddette fasce di rispetto. In questa situazione, l’attesa per le decisioni del Consiglio direttivo del Parco è alta. Il completamento dell’iter di istituzione delle aree naturali rappresenterebbe la classica goccia che fa traboccare il vaso, mettendoci di fronte alla situazione paradossale di un Parco “Agricolo” che non rappresenterebbe più le istanze degli agricoltori che ne fanno parte e che sono i primi custodi di questo territorio». Infine, appunto, la stilettata di Rota: «Inoltre, appare sempre più evidente l’inadeguatezza della governance dell’Ente. E’, infatti, assurdo che nel direttivo ci sia un solo “rappresentante” di quel mondo agricolo che è alle fondamenta dell’esistenza stessa del Parco Agricolo Sud Milano. Piuttosto di istituire aree naturali, il Presidente del Parco potrebbe forse preoccuparsi di risolvere gli enormi problemi di consumo di suolo e di traffico causati dal maxi centro commerciale del suo Comune». Autore: Manuela Indraccolo

LISTINI OSCILLANTI

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Diva, Ronaldo e Dardo perlopiù coltivate in provincia di Vercelli e Novara, trovano listini differenti nelle due sedi

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