Informare i territori sulle evoluzioni delle politiche agricole europee e coinvolgerli nel dibattito sulla definizione del Piano strategico nazionale della prossima PAC, alla cui stesura CIA-Agricoltori Italiani vuole contribuire in maniera forte ed efficace. Questo l’obiettivo dei tre incontri interregionali in webinar organizzati dalla Confederazione il 4,5 e il 9 febbraio, dal titolo “Riprogettiamo il futuro. Le prospettive della PAC dal 2021 al 2027“. Tre appuntamenti importanti per tredici regioni coinvolte. Il Nord-Ovest con Cia Lombardia, Cia Piemonte e Cia Liguria; il Nord-Est con Cia Veneto, Cia Emilia-Romagna, Cia Friuli-Venezia Giulia e Cia Trentino; il Centro Italia con Cia Toscana, Cia Abruzzo, Cia Lazio, Cia Marche, Cia Umbria, fino alle isole con Cia Sardegna. Presto anche un quarto incontro con le Cia delle regioni del Sud, per avere un quadro completo dell’Italia agricola di fronte alla Pac.
Insieme ai presidenti Cia regionali e agli associati, alle tre videoconferenze sono intervenuti la responsabile Affari europei di Cia Alessandra De Santis, il responsabile Pac per la Giunta nazionale Cia Luca Brunelli, il direttore del CAA-Cia Domenico Mastrogiovanni e il presidente nazionale Cia Dino Scanavino. Per Cia Lombardia ha partecipato il presidente regionale Giovanni Daghetta. Tutti insieme per un confronto sulle decisioni da prendere nelle prossime settimane in merito all’implementazione delle norme transitorie per il periodo 2021-2022; per l’utilizzo efficiente delle risorse straordinarie del Next Generation EU specifiche per l’agricoltura; per la nuova Politica agricola comune che entrerà in vigore nel 2023 e si baserà sui Piani strategici nazionali degli Stati membri. «Bisogna partire subito con la definizione del Piano strategico nazionale per costruire la Pac del futuro -ha detto il presidente Cia nazionale, Dino Scanavino, durante gli incontri- creando un progetto di sviluppo di lungo periodo per l’agricoltura italiana, che tenga conto dei settori e delle peculiarità di ogni territorio. Il dibattito che portiamo avanti nelle regioni ha proprio lo scopo di individuare le esigenze e le necessità che caratterizzano le diverse aree produttive nazionali, così che queste possano essere riflesse nella strategia nazionale».
Giovanni Daghetta, presidente di Cia Lombardia ha sottolineato a sua volta come l’architettura della nuova Pac non possa prescindere dallo stravolgimento del contesto economico e sociale segnato dalla pandemia, né dalle nuove sfide rappresentate dal Green Deal. In tal senso la Politica agricola comune dovrà supportare più e meglio il complesso processo di cambiamento del settore, in un approccio sinergico con i fondi del Next Generation EU, per sostenere il reddito degli agricoltori, permettendogli di continuare a garantire l’approvvigionamento alimentare a prezzi accessibili. Per Daghetta è inoltre altrettanto indispensabile che la nuova Pac non si trasformi in una politica finalizzata al raggiungimento di obiettivi puramente ambientali, a discapito della produzione agricola e dello sviluppo delle aree rurali. «Bruxelles non ha ancora valutato l’impatto economico che potrà avere la nuova Pac sul settore» ha spiegato il Presidente di Cia Lombardia. «Cosa che invece hanno fatto gli americani. Una ricerca Usda (U.S. Department of Agricolture) evidenzia che i parametri della nuova Pac porteranno a una forte diminuzione della produzione agricola e a un conseguente aumento dei prezzi. Viene addirittura paventato un rischio di crisi alimentare. In questo contesto-, ha proseguito Daghetta – un’eccessiva diminuzione della chimica nei campi potrebbe essere dannosa e penalizzare ulteriormente la produzione. Inoltre – ha aggiunto il presidente Cia Lombardia – la nuova Pac non può non tener conto dell’insegnamento che viene dall’attuale pandemia. Ovvero la necessità di una maggior flessibilità. In questa crisi hanno resistito settori già regolarmente sostenuti dalla politica agricola comune, mentre sono andati in emergenza altri comparti scarsamente considerati, come l’agriturismo e il florovivaismo. Occorre quindi progettare una capacità di intervento dinamica e flessibile che nell’impostazione della nuova Pac è invece estremamente ridotta. Per una maggior flessibiltà – ha concluso il Daghetta, – occorrerà probabilmente rivedere gli accordi Gatt (General Agreement on tariffs and trade)». «E’ tempo di fare scelte coraggiose -ha aggiunto Scanavino- per rendere più efficace la Pac e più efficiente l’utilizzo delle risorse comunitarie».