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PAC LIVELLATA DALLA CONVERGENZA INTERNA?

da | 11 Mag 2020 | NEWS

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Ci siamo gasati tutti quanti quando gli europarlamentari della Commissione agricoltura (Comagri) hanno chiesto alla Commissione europea – l’esecutivo – di rinviare la riforma della Pac (leggi l’articolo), ma in quel passaggio parlamentare potrebbe nascondersi una brutta sorpresa. Nessuno ne parla, ma i deputati, contestualmente a quella proposta, hanno approvato un emendamento che modifica la proposta della Commissione europea secondo il quale gli Stati membri garantiscono che il valore unitario dei diritti all’aiuto (ossia dei titoli) detenuti dagli agricoltori al 31 dicembre 2019, aventi un valore inferiore al valore unitario nazionale o regionale per il 2020, sia aumentato fino a concorrenza del valore unitario nazionale o regionale durante il periodo transitorio, cioè in due anni (tale aumento dovrà essere corrisposto attraverso una riduzione dei titoli aventi valore più elevato al valore unitario nazionale o regionale) . Insomma, un livellamento che favorirà alcuni ma sfavorirà altri. E’ probabile che tra i secondi vi siano non pochi risicoltori ed è per questo che, essendone venuti a conoscenza, intendiamo lanciare l’allarme, desiderosi di essere smentiti dai fatti. Perché, per essere chiari fino in fondo, nel settore risicolo dove i diritti hanno ancora un certo peso ballano alcune centinaia di euro ad ettaro. Sarebbe opportuno che gli europarlamentari eletti nelle terre del riso si attivassero. (Pronti alla campagna?)

Il pericolo

Infatti, se fosse confermato quanto diciamo, gli Stati membri che – come l’Italia – non hanno attuato la piena convergenza di tutti i diritti all’aiuto, avvalendosi della deroga che era prevista, dovranno convergere. Il paradosso è che per una volta i risicoltori debbono sperare che prevalga la linea della Commissione europea, la quale vorrebbe invece che chi non ha effettuato la piena convergenza possa decidere di mantenere il valore attuale dei diritti all’aiuto, salvo gli adeguamenti necessari a rispettare i massimali nazionali. La questione è ancora sub iudice per una ragione puramente giuridica: poiché la “convergenza obbligatoria” è contenuta in un emendamento che è in contrasto con una parte del testo proposto dalla Commissione europea. L’intera proposta sarà sottoposta al giudizio della plenaria del 13-14 maggio, ma non ci sarà subito una decisione: il Parlamento, infatti, darà alla Comagri il mandato di iniziare il negoziato con il Consiglio (triloghi).(Pronti alla campagna?)

Il negoziato

A giugno (data prevista 17 giugno) la plenaria approverà in prima lettura il testo finale risultante dal negoziato con il Consiglio.  Tale procedura informale è necessaria per evitare che il processo legislativo prosegua in seconda lettura: tutti i regolamenti Pac seguono tale procedura legislativa che termina in prima lettura; altrimenti se il testo Comagri venisse subito approvato dalla plenaria bisognerebbe andare in seconda lettura con tempi molto più lunghi, com’è avvenuto ad esempio per la proposta sul biologico, che ha visto la luce solo dopo tre anni di negoziato. Questa procedura informale di negoziato è però possibile solo quando le proposte di modifica non sono molto divergenti e si intravede la possibilità di un accordo politico in prima lettura. Se le posizioni tra Europarlamento e Consiglio fossero molto divergenti allora si procederebbe in seconda lettura. Sempre per tale motivo, il testo con gli emendamenti approvati dalla Comagri il 28 aprile non è stato ufficialmente chiuso come Relazione del PE, ma rimane un testo aperto soggetto a modifiche per il negoziato con il Consiglio. I funzionari del Parlamento ci ricordano, del resto, che mentre il Consiglio può aggiornare la propria posizione in qualsiasi momento del negoziato (trilogo) dopo aver ricevuto il consenso dei ministri agricoltura degli Stati membri (in sede CSA), la Comagri non ha questa possibilità, dato che dovrebbe sottomettere al voto dei parlamentari le modifiche che sono state concordate durante al trilogo. Comunque, la partita ora si sposta in sede negoziale: dopo la plenaria, potranno iniziare le riunioni di trilogo per il negoziato sul testo approvato dalla Commissione agricoltura dell’Europarlamento con il Consiglio dei ministri dell’agricoltura dell’Ue. Dopo tale via libera e a seguito del negoziato sarà raggiunto l’accordo politico tra Europarlamento e Consiglio. Il testo finale che uscirà dal negoziato sarà allora sottoposto all’approvazione finale della plenaria e del consiglio e successivamente pubblicato come regolamento sulla gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Allo stato attuale, il testo dell’emendamento passato in Comagri “inchioda” i possessori di titoli che si discostano dai valori unitari nazionali e regionali, laddove modifica la proposta della Commissione sostituendo il testo “possono decidere” in “garantiscono”. Autore: Paolo Viana

Emendamento 387Approvato

Proposta di regolamento Articolo 10 – punto 6 Regolamento (UE) n. 1307/2013 Articolo 25 – paragrafo 11 – comma 1 – parte introduttiva

Dopo aver applicato l’adeguamento di cui all’articolo 22, paragrafo 5, gli Stati membri che si sono avvalsi della deroga di cui al paragrafo 4 del presente articolo (cancellato: possono decidere)  garantiscono che il valore unitario dei diritti all’aiuto detenuti dagli agricoltori al 31 dicembre 2019 aventi un valore inferiore al valore unitario nazionale o regionale per il 2020, calcolati conformemente al secondo comma del presente paragrafo, sia aumentato fino a concorrenza del valore unitario nazionale o regionale (cancellato: nel 2020) durante il periodo transitorio.

 

Motivazione

La piena convergenza dei pagamenti per ettaro è un obiettivo della PAC di livello superiore; la decisione di permettere agli Stati membri di decidere che non sarebbero stati fatti convergere pienamente i diritti all’aiuto detenuti dagli agricoltori al 31 dicembre 2019 costituiva una deroga a tale obiettivo che era prevista dall’articolo 25, paragrafo 4, del regolamento (UE) n. 1307/2013. Interrompere il processo di convergenza durante il periodo transitorio costituirebbe un’incoerenza rispetto alla posizione del Parlamento sul conseguimento del suddetto obiettivo.

 

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