Sembra ormai certo che il riso potrà beneficiare di uno specifico aiuto accoppiato alla superficie aziendale investita. Lo anticipa lo stesso ministro Martina nel comunicato con cui annuncia le sue linee programmatiche e, parlando di riforma Pac, evidenzia la necessità di tutelare “colture tipiche del made in Italy quali pomodoro, olivo e riso”. Tutto da definire invece quanto sarà l’ importo di questo pagamento, e chi ne potrà effettivamente beneficiare in funzione della “storicità” della produzione. Lo si potrebbe sapere presto, se sarà rispettato il termine del 15 maggio prossimo, indicato dallo stesso Martina come auspicabile per emanare il decreto attuativo delle scelte che la riforma PAC delega al singolo stato membro. Queste notizie sono state confermate dal seminario “PAC 2020: regolamenti attuativi e scelte nazionali” organizzato il 2 aprile a Bergamo da Unicaa-Federagronomi. Il convegno ha confermato anche, tuttavia, che difficilmente il richiamo a “fare presto” del ministro potrà essere rispettato. Troppi i punti ancora in discussione: dall’entità e modalità dell’ accoppiato (con la grande incognita della zootecnia), alla definizione di “agricoltore attivo” su cui sembra prendere corpo l’ ipotesi di un “doppio binario”, ovvero l’ adozione di un criterio di “selezione debole” per le aree montane (tutti attivi) e di selezione “forte” per la pianura (attivi solo gli IAP -imprenditori agricoli professionali- o i coltivatori diretti con iscrizione Inps). Accanto ai molti interrogativi ancora sul tappeto (che creano tra l’ altro grande incertezza sulla gestione dei titoli e dei diritti all’ aiuto nel 2014) si delineano tuttavia, secondo gli interventi dei relatori, alcuni punti fermi. L’aiuto di base innanzitutto, che dovrebbe essere calcolato nella misura del 52-53% del massimale nazionale assegnato all’Italia (3,9 mld di euro), la “regionalizzazione” su base nazionale (che penalizza in particolare Lombardia e Veneto), l’ adozione del metodo “irlandese” di convergenza interna (che comporterà una riduzione degli aiuti calcolati per il 2015 di “solo” il 30% a regime nel 2019), il calcolo della componente “greening” dell’aiuto su base aziendale e non nazionale (che dovrebbe premiare maggiormente chi parte da un aiuto di base più elevato). Quest’ultima potrebbe essere un parziale buona notizia per le aziende risicole, in gran parte conformi al greening “by definition” (cioè esentate dagli obblighi di diversificazione colturale e di non coltivazione di una “area di interesse ecologico” inizialmente pari al 5% della superficie). Anche perchè la “cura dimagrante” per le aziende risicole sarà comunque notevole: da una slide di simulazione proiettata durante il convegno bergamasco, un’azienda risicola di 260 ettari, che oggi percepisce 195 mila euro di PAC si vedrebbe ridurre il contributo a 121 mila euro, con un calo del 38%. Una percentuale simile (intorno al -40%) emergerebbe anche da altre simulazioni fatte su dimensioni aziendali meno “importanti”. L’eventuale aiuto accoppiato prospettato dal ministro Martina si andrebbe ad aggiungere a tali importi, rendendo il taglio meno pesante e la pillola sicuramente meno amara. Autore: Flavio Barozzi. (02.04.14)
L’ACQUA DI OVEST SESIA NON COSTERÀ DI PIÙ
L’approvazione del bilancio di assestamento e il bilancio di previsione senza alcun aumento della tariffa sull’acqua.