OXADIAZON DI NUOVO NEL MIRINO
Le emergenze fitosanitarie, le attività del Servizio Fitosanitario regionale, l’evoluzione normativa e gli strumenti per il monitoraggio e la previsione su base modellistica delle fitopatologie sono stati i temi del “Focus Fitosanitario” tenutosi il 15 maggio a Mortara presso la Borsa Merci. A fare da filo conduttore della giornata la coltura del riso, che nell’areale lomellino trova una delle sue tradizionali terre d’elezione: una coltura oggi messa a rischio anche sul piano fitosanitario, sia per la riduzione degli strumenti di protezione delle coltivazioni determinati dalle revoche di sostanze attive difficilmente surrogabili (ultimo in ordine di tempo il caso del Quinclorac, che pone seri interrogativi sulle possibilità di difendere il riso dall’infestazione di giavone nell’annata appena iniziata), che per l’arrivo di nuove emergenze a partire da quella determinata dal nematode terricolo Meloidogyne graminicola. Il nematode, segnalato in un’area relativamente circoscritta a cavallo tra le provincie di Vercelli e Biella, rappresenta un enorme fattore di rischio per la nostra risicoltura, come sottolineato da Stefano Sacchi e Beniamino Cavagna di SFR-Lombardia. Fondamentale risulta attuare un attento monitoraggio, per segnalarne l’eventuale manifestazione al di fuori dell’areale già colpito. Ma anche mettere in atto adeguate misure di profilassi, che iniziano dalla pulizia delle macchine ed attrezzature, ma anche delle stesse calzature degli operatori, per evitare che il parassita si diffonda con particelle di terreno infette. Più difficile e complesso da gestire appare il rischio che il nematode sia veicolato da fauna selvatica, a partire da nutrie e cinghiali che ormai infestano diffusamente l’areale risicolo, in cui peraltro sono specie “aliene” introdotte dall’uomo e non autoctone.
A fronte di questi rischi le aziende ed i tecnici devono muoversi nell’ambito di un contesto normativo sempre più rigido, su cui Mariangela Ciampitti del Fitosanitario lombardo ha “fatto il punto”. Un contesto caratterizzato dall’adozione da parte di Regione Lombardia di apposite “Linee guida” per l’applicazione del PAN, tanto specifiche da essere anche definite come PAR (piano di azione regionale). Al momento sia il PAN che le “linee guida” lombarde sono oggetto di un processo di revisione che è in atto, anche con il coinvolgimento di stakeholders quali le Organizzazioni Sindacali agricole. Tanto la versione 2.0 del PAN che quella del PAR dovrebbero vedere la luce entro fine anno. Probabile che comportino nuove restrizioni nell’uso dei prodotti fitosanitari. In particolare per quanto riguarda il riso i “rumors” e le indiscrezioni danno come oggetto di “attenzione” sostanze attive quali oxadiazon e lamda-cialotrina, che potrebbero essere in futuro oggetto di significative limitazioni oltre a quelle già in vigore. Sul piano operativo Ciampitti ha confermato l’obbligo di utilizzo di registri elettronici dei trattamenti per le aziende con superficie superiore a 150 ha, anche se Regione Lombardia, preso atto delle perduranti difficoltà e dei malfunzionamenti del registro elettronico “istituzionale” operante in ambiente Sisco, ha autorizzato l’uso di altri registri elettronici messi sul mercato da “software houses” private, le cui registrazioni dovranno a fine anno essere riversate sul sistema informatico regionale attraverso un “tracciato record”. In un’ottica di prevenzione e di previsone delle fitopatologie il dr. Roberto Confalonieri dell’Università di Milano, ha infine illustrato le procedure e le metodche implementate per realizzare un modello per il calcolo del rischio di infezione potenziale da parte del Brusone. Anche in questo caso la “messa al bando” del Triciclazolo impone agli operatori agricoli un attenta gestione della tematica fitopatologica, attraverso concimazioni equlibrate e tarate sulle effettive esigenze della coltura, corrette modalità e densità di semina oltre che di gestione dell’acqua irrigua.