Torniamo a raccontarvi il convegno del Civico di Vercelli sulla Pac, perché, dopo gli interventi dei presidenti Carrà e Francese, ha preso la parola Ovest Sesia, attraverso la voce del consigliere Paolo Vercellotti, il quale, dopo aver mostrato uno splendido video realizzato dall’ufficio comunicazione di Ovest Sesia (relativo alla gestione idrica del territorio risicolo), ha affermato: «Il nostro non è un ecoschema ma un ecosistema ed è gestito interamente grazie agli sforzi economici e pratici dei risicoltori, anche nel lavoro effettuato dai consorzi da loro finanziati, elemento che è sempre stato riconosciuto dalle istituzioni. Non questa volta però, dal momento che si sta parlando di “flat rate”, premio incapace di remunerare l’importante contributo fornito dalla risicoltura alla gestione di un territorio altrimenti soggetto ad alluvioni frequenti e composto di paludi inospitali. Noi consorzi irrigui teniamo sotto controllo la rete dei canali di questa zona, molto antropizzata, industrializzata e collocata in una posizione strategica per il territorio nazionale (tra Torino e Milano), e lo facciamo 12 mesi all’anno, fornendo un grande contributo alla società. L’Ue ci chiede di intervenire contro il dissesto idrogeologico e noi siamo qui a lavorare proprio per quello, in un contesto complesso (si pensi al lavoro svolto per limitare i danni dell’alluvione 2020). La risicoltura viene accusata di utilizzare molta acqua, tuttavia la risaia non consuma acqua ma la restituisce grazie al collegamento con la falda freatica ed al sistema dei fontanili. La sommersione, inoltre, avviene senza il consumo di energia, che al contrario viene creata attraverso le centrali poste in alcuni invasi. Altro elemento in linea con le richieste dell’Ue è il contributo fornito alla biodiversità dalla zona umida artificiale da noi creata e gestita. Non riconoscere l’impegno economico del mondo risicolo, capace di fornire tutti questi plusvalori, farà sì che la sua efficienza calerà, in un ottica al risparmio scaturita dalla carenza di finanziamenti».
Parla Uncai al convegno sulla PAC
Si sono dunque susseguite le voci di due rappresentanti di Uncai (Unione Nazionale Contoterzisti Agromeccanici ed Industriali), in primis il presidente nazionale, Aproniano Tassinari: «Condivido quanto detto finora – ha dichiarato – e ritengo che le sfide proposte vadano portate avanti con il massimo impegno. Come associazione abbiamo da poco stretto un accordo di collaborazione con Confagricoltura, con l’obbiettivo di creare una sinergia che si ripercuota nella realtà pratica, dove ci proponiamo come servizio per gli agricoltori. Ciò che forniamo è la possibilità di avere manodopera specializza per ogni lavorazione, in un contesto in cui i macchinari sono e saranno sempre più complessi e potenti, capaci di prestazioni sorprendenti se utilizzati con la massima efficienza. Vogliamo affiancarci agli agricoltori come manodopera qualificata, forse anche registrata su un albo nazionale dedicato, se il Ministero accetta la nostra richiesta come già effettuato in alcune regioni. La formazione certificata degli utilizzatori di mezzi meccanici è fondamentale nel presente e nel futuro, dovendo utilizzare macchinari che non lasciano spazio all’improvvisazione e richiedono sempre più conoscenza».
«L’aiuto reciproco tra Uncai e Confagricoltura si è manifestato anche nella forte collaborazione tra le due realtà provinciali – ha aggiunto Beppe Delsignore, presidente di Uncai Vercelli-. Da risicoltore voglio dire che questa Pac non piace a nessuno, tuttavia la strada intrapresa dall’Ue, purtroppo, ormai è questa e non credo possa cambiare molto. Per questo credo che la collaborazione tra contoterzisti e agricoltori sia ancor più importante, gli investimenti richiesti dal precision farming saranno molto onerosi e la maggiore capacità di ammortizzamento propria dei contoterzisti darà la possibilità agli agricoltori di effettuare tutte le lavorazioni necessarie nel nuovo contesto, evitando di incorrere in costi troppo elevati o concentrati». Autore: Ezio Bosso