E’ difficile ma non impossibile convincere i Paesi europei a salvare il riso fermando le importazioni a dazio zero dalla Cambogia. “La richiesta di adottare la clausola di salvaguardia – rivela a Risoitaliano il viceministro Andrea Olivero (foto piccola) – sarà presentata quando avremo costruito intorno a questa proposta la rete delle alleanze necessaria per sostenerla”. Il nostro governo sta lavorando alacremente, assicura, ma “non è semplice convincere i paesi del Nord europa a imporre questa restrizione a un Paese in via di sviluppo”. Ma la questione Cambogia non è l’unica su cui sta lavorando il viceministro Olivero che in quest’intervista esclusiva anticipa a Risoitaliano quello che dirà domani pomeriggio a Novara, dov’è atteso per partecipare a una tavola rotonda organizzata dall’Università del Piemonte Orientale con il presidente di Confagricoltura Mario Guidi e quello dell’Ente Risi Paolo Carrà.
Il governo italiano intende chiedere l’adozione della clausola di salvaguardia contro la Cambogia?
Stiamo lavorando per questo. E’ in corso un’attività di lobbying con la Romania e altri Paesi per convincerli che le importazioni a dazio zero dalla Cambogia (e potenzialmente quelle da Myanmar) rischiano di far crollare la filiera europea del riso, un settore di cui siamo leader. La Spagna è convinta, il problema è convincere i Paesi del Nord che reagiscono male ogni volta che si chiede di porre un limite alle importazioni dai Paesi in via di Sviluppo. Secondo me, però, questa è una battaglia di giustizia e di civiltà. Di giustizia perché queste importazioni non sono libera concorrenza ma dumping, perché si permette di vendere un prodotto a prezzi più bassi dei costi, come dimostra il dossier preparato dal Ministero dello sviluppo economico e che avete pubblicato e commentato. Ma è anche una battaglia di civiltà in quanto con questa mossa poniamo in discussione le modalità con cui si produce il riso cambogiano, visto i costi molto bassi di quel Paese possono essere la conseguenza dello sfruttamento dei lavoratori.
L’Unione europea potrebbe evitare l’adozione della clausola di salvaguardia aprendo un negoziato con la Cambogia per il contingentamento di queste importazioni. E’ questo che sta avvenendo?
Non mi risulta che sia aperto alcun negoziato, almeno per ora.
Il dossier del governo parla di rischio fallimento per la risicoltura. E’ davvero così?
La situazione è grave. Il contenuto del nostro dossier è realistico. La battaglia è aperta.
Quella degli aiuti accoppiati invece è chiusa. Si può sapere esattamente quanto riceveranno i risicoltori?
L’accordo prevede che i 22,63 milioni di euro destinati al riso siano distribuiti a 180.000 ettari, il che porta l’aiuto accoppiato a 125 euro ad ettaro.
Ma in Italia si produce ben di più.
Ma molti ettari non hanno titolo per ricevere gli aiuti. Quindi, 180mila ettari fotografano esattamente l’estensione della risicoltura nazionale che riceverà l’aiuto accoppiato, che sarà dunque di quell’entità. So bene che qualcuno avrebbe desiderato che questo aiuto fosse agganciato all’utilizzo di semente certificata, lo capisco ed è in linea con la qualificazione del prodotto; ma non c’erano i margini per farlo e abbiamo dovuto comportarci come per il grano duro. Ricordiamoci sempre che abbiamo rischiato di riservare al riso una somma addirittura inferiore a quella scaturita dall’accordo, insomma, ricordiamoci il contesto in cui è maturato tale accordo. E, aspetto non secondario, ricordiamoci che la risicoltura potrà contare anche su altre risorse.
Quali?
Il Ministero delle politiche agricole ha una linea chiara: la qualità va incentivata. Il riso è stato inserito tra le eccellenze con cui il Piemonte si presenterà al mondo in occasione dell’Expo e stiamo lavorando sodo perché i nuovi Psr, che dovranno essere concertati tra Piemonte e Lombardia onde evitare spiacevoli diseguaglianze, tengano conto del valore di questo prodotto, che consideriamo strategico per il made in Italy. Nei prossimi mesi ci muoveremo per una maggiore integrazione della filiera risicola, proprio perché consideriamo la diversificazione dei prodotti, dalle materie prime ai derivati, una domanda di mercato ben precisa e una marcia in più per l’agroalimentare nazionale. Ci muoveremo di conseguenza nella gestione della presenza italiana all’Expo e nella promozione dei prodotti agroalimentari, che gestiremo insieme alle Op.
In conclusione, è ottimista o pessimista sul futuro del riso italiano?
Sono realista, abbiamo la volontà di difenderlo ma ci attende una dura battaglia in Europa. Dalla questione Cambogia dipende il futuro del settore. (26.06.14)