Il Piemonte si prepara ad approvare una legge sul consumo del suolo: l’ha annunciato l’assessore all’agricoltura Giorgio Ferrero (foto piccola): «la difesa del suolo agricolo e del suolo vergine è assolutamente una priorità, visti i danni che decenni di cementificazione hanno prodotto sul nostro territorio» ha dichiarato aggiungendo che un apposito provvedimento legislativo «provvederà nei prossimi mesi a tutelare il suolo agricolo e quello vergine, in modo che non possa più diventare oggetto di speculazioni edilizie». Questa novità investe anche la risicoltura. Per Ferrero in Piemonte «si è già costruito troppo. Di fronte alle migliaia di edifici rimasti inutilizzati, sarebbe sbagliato far finta di nulla e continuare nella corsa alla cementificazione. Cominciamo innanzitutto a riutilizzare gli immobili inutilizzati. Servirà a non lasciarli abbandonati, garantendone il valore, e a rilanciare l’utilizzo agricolo dei terreni, la loro salvaguardia, la tutela del suolo e dell’equilibrio idrogeologico, insieme a quello del paesaggio e della sua bellezza».
In altre parole, sarà una legge che avrà attenzione a diversi aspetti inerenti il nostro settore, dal valore dei terreni alla regimazione delle acque. La situazione, secondo la Regione, sta diventando infatti esplosiva e occorre mettere mano alla materia. Secondo gli studi più recenti, a partire dal 1991 il Piemonte ha perso ogni giorno l’equivalente di sei campi di calcio. All’inizio il consumo irreversibile di terreno agricolo sacrificato alla cementificazione ha avuto come epicentro le province di Torino e di Asti. Nell’ultimo decennio sono state le province di Cuneo e Biella ad avere avuto, in proporzione maggiore consumo di suolo. E dallo scempio non sono stati risparmiati i terreni agricoli più pregiati, quelli della prima, seconda e terza classe che, sostanzialmente, sono adatti ad ospitare un’ampia scelta di colture. In base alla carta delle capacità del consumo di suolo del Piemonte, redatta dall’Ipla, il cemento occupa 180 mila ettari mentre erano 125 mila nel 1991. «Questi numeri – spiega Giorgio Ferrero, assessore regionale all’agricoltura – dimostrano la necessità di un intervento legislativo perchè la speculazione non si ferma». La trasformazione da terreno agricolo ad edificabile aumenta il valore di quelle aree da un rapporto di 1 a 10 fino ad 1 e 50: se un ettaro di terreno agricolo vale 100 euro il suo valore schizza a 1000 o a 5000 dopo il cambio della destinazione d’uso e questo, «naturalmente è un incentivo all’urbanizzazione». Senza dimenticare che per anni i «comuni hanno incassato gli oneri di urbanizzazione e l’Imu. Ma iil cemento provoca anche un’erosione di 30 milioni di tonnellate di terreno l’anno con un aumento del 25% dei costi di produzione e la perdita di 600 mila tonnellate di carbonio organico con un danno enorme alla fertilità.
Uno studio dell’Ipla individua 8 classi. La prima raccoglie i suoli che sostanzialmente sono adatti ad ospitare un’ampia scelta di colture agrarie. Sono solo il 4,8% in tutto il Piemonte e hanno perso 1915 ettari. In proporzione la stessa percentuale di incidenza sui terreni di seconda e terza classe che sacrificano oltre 13 mila ettari. Mano a mano che aumentano gli ostacoli naturali si riducono le coltivazioni possibili anche se in alcuni casi (i vigneti di Langhe e Roero, ad esempio) aumenta il loro valore economico. Secondo Ires Piemonte, tuttavia, tra le province a maggiore connotazione paesaggistica vi è quella di Vercelli, che è virtuosa perchè capace più di altre di contenere «il dispiegarsi di un’urbanizzazione diffusa» proprio grazie alla presenza delle risaie, che con il loro valore e la continuità di coltivazione contengono l’avanzata del cemento. (10.01.15)