La proposta della Commissione UE di aumentare il livello massimo di residui di Triciclazolo per le importazioni di riso non ha raggiunto, nel Comitato permanente, la maggioranza qualificata per procedere. «Si tratta di un primo positivo risultato per le nostre produzioni – spiega il presidente della Federazione nazionale di Prodotto Riso di Confagricoltura, Giovanni Perinotti – Auspichiamo che il Governo, in particolare il ministero della Salute, continui ad attuare ogni azione possibile per contrastare l’adozione del provvedimento unionale».
IL COMMENTO COLDIRETTI
Entusiasta anche la Coldiretti. Con le importazioni di riso asiatico in Italia che sono praticamente raddoppiate nel 2022 (+86%) è importante il primo stop all’innalzamento del limite dei residui di triciclazolo, un potente pesticida vietato nell’Unione Europea ma utilizzato nei principali Paesi produttori, dal Vietnam alla Cambogia, dal Myamar all’India fino al Pakistan. La federazione, insieme a Filiera Italia, lancia una proposta di regolamento della Commissione che avrebbe dovuto aumentare il LMR per i residui di triciclazolo nel riso d’importazione da 0,01 a 0,09 mg/kg non ha raggiunto la maggioranza qualificata necessaria all’approvazione nell’ambito della riunione del comitato permanente (SCoPAFF) sui residui dei fitosanitari.
SERVE IL PRINCIPIO DI RECIPROCITA’
«L’ammissione di una certa quantità di tale principio chimico nel prodotto importato, danneggerebbe le nostre imprese del settore – spiegano Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. E’ fondamentale che in Europa si applichi il principio di reciprocità in modo che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute».
NO A SVANTAGGI COMPETITIVI PER I RISICOLTORI
«Non dobbiamo mettere i nostri risicoltori in situazioni di svantaggio competitivo con i produttori dei paesi terzi, contravvenendo al principio di reciprocità, la Commissione lo capisca una volta per tutte e smetta di lavorare contro la produzione agroalimentare europea per interessi non chiari. In Piemonte si concentra la maggior parte della produzione di riso, a livello italiano, con 8 milioni di quintali, circa 1900 per un totale di 117 mila ettari e i nostri produttori stanno già fronteggiando la forte crisi idrica che mette in ginocchio la risicoltura dei nostri territori».
Prosegue Perinotti: «Consentire importazioni con una soglia di tolleranza innalzata a 0,09 mg/Kg, come proposto dalla Commissione, favorirebbe ulteriormente l’import di riso da Paesi che non hanno gli stessi vincoli alla produzione applicati nella UE: questo significa che non sarebbe rispettato il principio di reciprocità a tutela della sicurezza alimentare, oltre a costituire una grave minaccia per la competitività delle nostre imprese». L’Italia, con circa 218.000 ettari coltivati, è il primo produttore europeo di riso, con poco più del 50% della coltivazione presente nell’Unione.