Confagricoltura Vercelli-Biella con le sue 340 aziende associate che coltivano circa 37.000 ettari, rendendola l’associazione agricola con maggiore estensione in termini di superficie nel territorio delle due provincie, manifesta la propria contrarietà all’ipotesi di autocandidatura del Comune di Trino ad ospitare il Deposito nazionale unico dei rifiuti radioattivi. Posizione più volte espressa a mezzo stampa dal sindaco Daniele Pane.
PERCHÉ NO NUCLEARE
Tale contrarietà si fonda su alcune motivazioni: tra queste, la più importante risiede nel fatto che il territorio di Trino non è inserito tra le 51 aree previste nella CNAI. Queste ultime sono ritenute idonee per la realizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco Tecnologico, adibito allo stoccaggio in via definitiva dei rifiuti radioattivi di bassa e media attività. La Carta Nazionale delle aree idonee ha individuato le zone i cui requisiti sono stati giudicati in linea con i parametri previsti dalla Guida tecnica ISIN, che recepisce le normative internazionali per questo tipo di strutture.
RISCHIO IDROGEOLOGICO
Oltre a questo, Confagricoltura Vercelli Biella valuta non compatibili alcuni aspetti tecnici legati al territorio, essendo lo stesso di tipo alluvionale caratterizzato da un livello piezometrico affiorante con variazioni di livello stagionale importanti dovute alla sommersione delle risaie. Tale parametro, da solo, escluderebbe il sito da una eventuale candidatura come riportato nella Guida Tecnica n.29 dell’ISPRA “Criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività” al punto CE 10.
L’ipotesi di insediare il deposito nella zona Leri Cavour, come emerso in queste settimane su alcuni media, a poche centinaia di metri dal Principato di Lucedio che ha dato il via allo sviluppo della risicoltura italiana nel 1400, oltre ad avere un forte impatto simbolico, va a danneggiare il cuore della risicoltura, non coinvolgendo solo l’area trinese ma un territorio molto più ampio in cui insistono aziende agricole altamente specializzate su produzioni di alta qualità fregiando Vercelli “capitale europea del riso”.
In ultimo, l’insediamento di una struttura del genere contrasterebbe con le attività di promozione del territorio che diversi attori istituzionali, tra cui la Provincia di Vercelli in primis, stanno attuando o sono in procinto di attuare. Autore: Confagricoltura Vc-Bi
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