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«NO AL BASMATI IGP»

da | 1 Ago 2023 | NEWS

Euricom

Nei giorni scorsi, l’Ente Risi si è mosso pubblicamente per fronteggiare la minaccia delle importazioni al triciclazolo (leggi l’articolo). Ma sullo sfondo avanza anche un’altra minaccia: l’India. E’ un Paese che usa questa sostanza vietata in Europa ma è soprattutto il Paese che chiede nuove concessioni tariffarie per il riso indica, che noi produciamo ed esportiamo. Anche su questo argomento il presidente dell’Ente Risi Paolo Carrà ha voluto parlare ai lettori di Risoitaliano.

SERVE GIOCO DI SQUADRA TRA PAESI EUROPEI

Presidente, cosa succederà se l’Europa approverà nuove concessioni all’India?

L’India non è solo un grande paese produttore di riso ma anche un paese strategico negli equilibri economici mondiali. L’India da sempre fa largo uso di questo principio attivo testimoniato anche dalle 24 segnalazioni effettuate dagli Stati membri dell’UE nel 2022 per presenza del triciclazolo oltre il limite di 0,01 mg/kg, segnalazioni che rappresentano il 16% di tutte le segnalazioni comunitarie. 

Un anno fa sono ripresi i negoziati per nuove concessioni tariffarie all’India per quanto riguarda il riso lungo B (basmati e non basmati), ma anche per il riso Lungo A. La Commissione aveva già formulato una controproposta a quella formulata dall’India che, seppur meno impattante per la produzione comunitaria rispetto alle richieste indiane, non condividiamo perché non sussistono i presupposti per rilasciare nuove concessioni. Anche in questo caso solo un gioco di squadra con gli altri Paesi europei sensibili a questo problema potrà dare dei risultati a tutela della produzione europea.

BASMATI NON E’ UNA VARIETA’

E’ vero che l’India tra le richieste ha avanzato la proposta della denominazione IGP per il riso Basmati?

In realtà l’India ha giocato d’anticipo, presentando la richiesta di riconoscimento nel settembre del 2020. È chiaro che in caso di riconoscimento dell’IGP basmati l’India si sentirà autorizzata a chiedere un’agevolazione daziaria per questa specifica tipologia nell’ambito dei negoziati di libero scambio, magari senza limiti quantitativi. 

La trovo una vera e propria idiozia. Infatti, la richiesta si basa su un termine generico – in quanto “basmati” non è una varietà di riso, bensì un gruppo di varietà – che non presenta un legame con il territorio. Basti pensare che lo stesso termine è utilizzato in Pakistan che, insieme all’India, è l’unico altro Paese al mondo che può commercializzare il riso Basmati. Il buonsenso mi farebbe propendere per un respingimento della richiesta. Tuttavia, alcune decisioni da parte della Commissione sono imbarazzanti. 

Quindi che fare?

Come sempre, Ente Nazionale Risi terrà alta l’attenzione informando la filiera e la direzione competente del MASAF. Quello che non dovrà mancare è il lavoro di squadra tra la politica nazionale ed europea cercando le sinergie con gli altri Paesi. In sostanza lavorare adottando quel “Sistema Clausola” che nel 2019 ci ha consentito di ottenere per la prima volta nella storia della UE la riduzione delle importazioni da paesi EBA come Cambogia e Myanmar. 

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