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«NEGOZIATO DIFFICILE SULLA PAC»

da | 19 Feb 2019 | NEWS

Pac al centro del tradizionale convegno che Confagricoltura ha organizzato ieri alle Rotonde di Garlasco (Pavia), con l’obiettivo, com’è stato detto alla presenza del ministro Centinaio, di «difendere e Consolidare le prospettive economiche per le imprese agricole». Se guardiamo cosa bolle in pentola per la prossima programmazione Pac 2021-2027, dovremmo cominciare a preoccuparci, dato che dovremo prepararci immediatamente ad affrontare una nuova stagione. In realtà la Commissione europea, come ha riportato Ermanno Comegna, esperto di Economia e Politica Agraria, sta introducendo tanti e tali cambiamenti che, se le istituzioni nazionali e regionali riuscissero a interpretarli in modo innovativo e virtuoso, ne deriverebbero notevoli vantaggi per gli agricoltori.

Il quadro della Pac

Per avere un quadro generale e il più possibile esplicativo dei contenuti della nuova Pac, che sarà composta da circa 7000 emendamenti, cerchiamo di riassumere il tutto partendo da quattro elementi chiave: meno fondi disponibili per l’agricoltura europea ( dal 40% si passa ad un 28% di fondi disponibili); un nuovo regime dei pagamenti diretti più equilibrato e selettivo (ridistribuzione alle piccole aziende e ai territori con agricoltura meno intensiva); una maggior attenzione alle questioni ambientali (previste nuove architetture verdi con condizionalità rafforzata e greening) ed infine un maggior potere gestionale e decisionale: non ci saranno più 21 PSR delle Regioni, più uno nazionale e uno per la Rete Rurale, bensì ci sarà un solo testo che coprirà tutti gli interventi. L’Unione europea non definisce più, come è accaduto nell’attuale programmazione, il menù delle singole misure e sottomisure previste, quindi saranno i singoli Paesi a declinarli, dettagliarli e articolarli in modo creativo e aderente alle esigenze e priorità dei sistemi agricoli e dei territori: otto aree di intervento per lo sviluppo rurale e verranno finanziati investimenti materiali e immateriali. I giovani agricoltori, riceveranno un trattamento privilegiato e per la prima volta solo per loro è prevista come spesa ammissibile l’acquisto di terreni (l’aliquota massima di sostegno può arrivare al 75% dei costi ammessi). Sulla base della presentazione di un dettagliato piano aziendale, l’aiuto sarà concesso in forma forfettaria e può arrivare a 100.000 euro. Sarà inoltre possibile combinare l’aiuto a fondo perduto con l’uso di strumenti finanziari.

Le conseguenze

Queste dovrebbero essere le linee generali predisposte dall’Europa, come ha spiegato Cormegna. Sulla base di queste linee il nostro Paese deve impostare i nuovi PSR 2021-2027. Per evitare gli errori del passato occorre dunque un forte salto di qualità e di professionalità da parte delle nostre istituzioni, onde evitare che una montagna di euro torni regolarmente al mittente, con un danno incalcolabile per i produttori agricoli. Denis Pantini, Direttore Area Agroalimentare di Nomisma, ha messo in evidenza «le nuove sfide per l’agroalimentare italiano e pavese e gli impatti sul sistema produttivo»: l’incremento della popolazione mondiale, vedrà, nel giro di 30 anni, una crescita di circa 2 miliardi di individui, per cui la domanda alimentare a livello globale aumenterà del 54%; inoltre i cambiamenti climatici hanno generato disastri enormi (negli ultimi 35 anni e’ più che triplicato) e continueranno a farlo dato che nel 2040 si prevede un aumento ulteriore della temperatura media sul pianeta un grado e mezzo. Questi fattori, insieme con la scarsità di preservazione delle risorse naturali, una rivoluzione digitale 4.0 ed una Pac post 2020 ancora incerta, contribuiscono ad una continua volatilità dei prezzi. Come conseguenza, a fronte anche di un aumento nei costi di produzione del nostro paese cresce il valore delle attività secondarie e di supporto trainate dal contoterzismo, energie rinnovabili ed agriturismo. A livello globale l’Italia rimane tra i paesi che meno concorrono, ad oggi, nel quadro dell’export mondiale: per il nostro export conta più la crescita dei redditi rispetto a quella popolazione, esportiamo soprattutto nei mercati di prossimità, mentre siamo poco presenti in Oriente. Uno sguardo d’insieme nell’agricoltura pavese evidenzia un netto privato nel settore risicolo nel territorio ( 36% della SAU Ita) che dal 2017 risulta in continuo aumento (+2,7%).

La posizione di Confagricoltura

Alla luce di tali scenari cosa occorre fare? Ci si promette di recuperare efficienza; cercare di interpretare i nuovi desideri dei consumatori; aumentare l’internazionalizzazione delle imprese anche attraverso l’importazione della domanda; innovazione, promozione; facilitazione degli scambi (FTA) ed incentivare l’arrivo di turisti. Semplificazione, crescita della competitività, ricerca scientifica e innovazione sono le chiavi di lettura che Confagricoltura propone. Lo ha detto il presidente Massimiliano Giansanti: «a prezzi costanti, è stata indicata una riduzione degli aiuti diretti di circa 15 punti percentuali. Per i programmi di sviluppo rurale, sempre a prezzi costanti, il taglio proposto supera il 20 per cento. Quelle di Bruxelles sono proposte per noi inadeguate – ha ribadito Giansanti -; non è questo il modo di rilanciare e rafforzare la costruzione europea. Per questo chiediamo di far salire la dimensione del bilancio della Ue sul livello indicato dal Parlamento europeo. L’agricoltura europea ha bisogno di una politica che sappia indirizzare, che sappia far crescere la competitività delle imprese, sappia far fronte alle nuove sfide, come quelle dei cambiamenti climatici; di una politica agricola più flessibile e semplificata, più vicina agli interessi degli agricoltori».

La linea del governo

Le conclusioni le ha tirate il ministro, con grande chiarezza: «Sarà un negoziato difficile ma lo affronteremo con grande determinazione, la nuova PAC deve essere al servizio del primo settore, assicurando sviluppo per le aziende agricole italiane» ha detto, durante il suo intervento conclusivo del convegno, il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Gian Marco Centinaio. «E’ necessario conservare il più possibile il budget agricolo assegnato e su questo faremo squadra con quei paesi disposti a tenere il punto sulle risorse più che ad incrementi del contributo degli stati membri per far fronte alle nuove priorità dell’UE, penso sia il caso di recuperare economie all’interno di quelle voci del bilancio comunitario che si sono dimostrate poco utili alle esigenze dei cittadini europei. La condizione non negoziabile sarà quella di poter avere la possibilità di eliminare una gran parte del fardello burocratico che sta soffocando le nostre aziende agricole – avverte Centinaio -; è mia intenzione stringere alleanze per questo lungo negoziato con i Paesi che condividono un modello produttivo simile al nostro ed hanno le nostre stesse esigenze, modello che è stato fino ad oggi troppo spesso penalizzato da Bruxelles e che, al contrario, è mia intenzione tutelare, al pari del reddito degli agricoltori italiani». Autore: Martina Fasani

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