La Cina ha esteso il contratto per l’export di riso con il Myanmar fino a settembre 2020, secondo quanto conferma la Myanmar Rice Federation (MRF). Nonostante la difficile posizione internazionale del Paese del Sudest asiatico in tema di diritti umani, in particolare con il genocidio dei Rohingya, gli scambi commerciali non si fermano. Anzi, gli ex birmani si preparano al giro di vite annunciato dall’Europa ampliando il canale dell’export con Pechino. Entrambi i paesi hanno concordato di estendere il protocollo sanitario e fitosanitario attualmente scaduto, firmato nel settembre 2014, fino a settembre 2020: il Myanmar potrà così continuare ad esportare riso in Cina. Esluse le rotture di riso, perché non incluse nell’accordo.
Il Myanmar ha firmato un’intesa per l’ispezione della qualità del riso con l’Amministrazione generale per la supervisione della qualità della Repubblica popolare cinese (AQSIQ) e un accordo sulla cooperazione nel settore agricolo e sulla disponibilità delle colture agricole con il ministero dell’Agricoltura cinese. Alcuni dei ministri cinesi affermano che la Cina darà priorità al commercio transfrontaliero e indicano il mercato dello Yunnan come sbocco principale di esportazione per il Myanmar. Alti funzionari della provincia dello Yunnan sono inclusi nella delegazione cinese, perché il Myanmar ha chiesto alla Cina di contribuire a facilitare il commercio di confine.
Il centro principale per l’export del Myanmar è la città di confine di Muse. Sebbene il Myanmar esporti ufficialmente riso in Cina, il governo cinese spesso non riconosce i quantitativi acquistati ed ha effettuato nel tempo numerosi sequestri. Oltre il 70 per cento delle esportazioni di riso sono state effettuate via terra, mentre circa il 30 per cento degli scambi avviene tramite il commercio marittimo, che resta il canale privilegiato per l’export ufficiale.