Marc Thomas, presidente di Biosud, afferma di non essere sorpreso, e di vedere un legame diretto con la qualità dell’acqua utilizzata per la coltivazione del riso, ma anche con l’inasprimento delle normative europee. Thomas afferma infatti che la contaminazione non è sconcertante, perché l’arsenico è un metallo pesante presente nel Rodano da molto tempo. La sua presenza si spiega con l’industrializzazione del fiume nel corso di molti anni.
Il Rodano è l’unica fonte d’acqua per la zona risicola della Camargue: una zona in cui il fiume è indispensabile per i risicoltori, poiché l’acqua viene pompata direttamente dall’alveo, e rappresenta un elemento che gli agricoltori non possono controllare, Possono solo monitorare le analisi.
Il presidente sottolinea che la sua azienda segue ogni anno un piano di analisi completo, con campionature a tutti i livelli, nei campi, nei silos, e poi si analizzano i campioni prelevati dagli agricoltori. L’azienda sta per effettuare delle controanalisi per verificare se la contaminazione è reale. Thomas ricorda anche che il lotto richiamato proviene dal raccolto del 2023, un anno caratterizzato da una siccità particolarmente grave, soprattutto durante l’estate. Questo potrebbe anche spiegare i livelli più elevati di arsenico, poiché più il tempo è secco, più se ne trova. Infatti, il Rodano è più basso e le sostanze inquinanti come i metalli pesanti si concentrano in profondità.
LIVELLI DI ARSENICO BASSI SUL NUOVO RACCOLTO
Per la coltivazione del riso, di solito l’acqua è pompata a un metro sotto la superficie, o da 1,50 metri. Ma la situazione potrebbe cambiare a causa dell’inquinamento da arsenico, cercando di pompare l’acqua ancora più in superficie.
Per il 2024, Marc Thomas è rassicurante, visto che si è trattato di un anno particolarmente piovoso: le prime analisi del nuovo raccolto infatti mostrano livelli di arsenico molto bassi.
Dal marzo 2023, l’Unione Europea ha infatti fissato una soglia massima di 0,15 milligrammi di arsenico per chilo di riso semi integrale. In precedenza era di 0,25 mg: i nuovi limiti, più bassi, rappresentano un problema importante per questo tipo di produzione, tanto che Thomas si pone l’interrogativo se questo scenario potrebbe addirittura porre fine alla coltivazione del riso francese, visto che non sono state fornite spiegazioni riguardo a questi standard, e i produttori hanno le mani legate.
E si pone un’altra domanda per il prossimo futuro: se le norme rimarranno invariate, i produttori si stanno seriamente interrogando se dovranno smettere di produrre riso integrale e semintegrale o se manterranno solo il riso lavorato. Una scelta dolorosa e forse necessaria per rispettare le normative, ma paradossalmente a scapito delle qualità nutrizionali del riso.
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