Una cordata di Regioni risicole per difendere il riso italiano dal prodotto d’importazione, ma anche per sbloccare la riforma della legge sul mercato interno. La Regione Veneto insorge contro le concessioni dell’Ue ai Pma e sollecita l’intervento di Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna, aprendo a sorpresa anche il dossier della legge sulle denominazioni dei risi commercializzati in Italia, una vicenda da cui le Regioni in questi anni si erano tenute prudentemente fuori. L’Assessore regionale all’agricoltura Giuseppe Pan ha emesso oggi una nota in cui suona l’allarme per il Vialone nano veronese e il riso del Delta del Po. “sono sotto scacco – scrive – perché i produttori del Vietnam e del Sudest asiatico, grazie ad un sistema preferenziale a dazio zero, potranno mandare fuori mercato una coltura storica del Veronese e del Rodigino”. Il problema, come si sa, è generato dai nuovi accordi internazionali in materia di commercio negoziati dalla Commissione europea ed è in attesa di ratifica da parte del Parlamento e del Consiglio Ue. Pan prende le difese delle 130 aziende venete specializzate nella coltura del cereale delle risorgive, con un potenziale produttivo di 18 mila tonnellate di chicchi selezionati, e fa appello ai colleghi di Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna per un’azione congiunta che sensibilizzi il Ministero alle politiche agricole sulla necessità di rivedere le norme di commercializzazione interna. “La Regione Veneto – dichiara Pan – già lo scorso anno aveva chiesto al Ministro di porre sul tavolo della discussione l’applicazione della clausola di salvaguardia e di avviare la revisione di norme ormai obsolete sulla coltivazione e commercializzazione del riso, e di introdurne altre che possano permettere la giusta valorizzazione della coltura qualificata “greening” per definizione, dalla stessa Unione Europea. In particolare ha chiesto che, prima di normare il commercio interno del riso, l’Italia preveda per le proprie colture l’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine del prodotto, la definizione di un adeguato sistema di rintracciabilità, l’identificazione delle varietà storiche, la realizzazione di un efficace sistema dei controlli a tutela dei produttori e dei consumatori e la completa trasparenza sui dati relativi alle importazioni sia in termini di quantitativi che di origine”. Richieste preliminari e non più dilazionabili – insiste l’assessore – volte a tutelare la specificità del Vialone nano veronese e del riso del Delta, che si fregiano entrambi del marchio IGP (Indicazioni geografiche tipiche) e che rischiano ora, a causa della globalizzazione, di finire sullo stesso piano di produzioni concorrenti che adottano regole sociali, ambientali e commerciali profondamente diverse da quelle vigenti in Italia.
“L’abolizione dei dazi prevista per le importazioni dai Paesi meno avanzati (PMA) come Vietnam, Cambogia e Myanmar – pronostica l’assessore veneto – determinerà, nel mercato nazionale, la disponibilità di riso a prezzi ridotti, con riflessi drammatici per i nostri produttori, che non vedono riconoscere il giusto valore al proprio prodotto. Peraltro, tutto ciò amplifica, il rischio di immissione nel mercato comunitario di riso non congruente con i principi di sostenibilità ambientale e sociale delle produzioni agricole, cardini non solo della politica agricola comunitaria, ma anche degli accordi di scambio internazionali. Visto che gli accordi internazionali sul commercio con il Vietnam sono ancora in fase di perfezionamento – conclude Pan – Veneto, Lombardia, Emilia e Piemonte devono fare squadra e attuare la giusta pressione per rivedere le norme sulla commercializzazione interna del riso e salvare così un patrimonio di qualità agroalimentare apprezzato in tutto il mondo, che è elemento costitutivo della nostra tradizione e del nostro paesaggio”. (12.08.2015)