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MARTINA: NON RIMETTEREMO I DAZI AI PMA

da | 15 Ott 2017 | NEWS

I rapporti tra la Coldiretti e il ministro Martina non sono più quelli di una volta, se il titolare delle politiche agricole si permette di mandare a quel Paese in un colpo solo la confederazione agricola e il suo ospite più illustre, oltre tutto in un contesto ufficiale come il G7 dell’agricoltura, che si conclude oggi a Bergamo. Ieri, la città lombarda è stata “invasa” dai berretti gialli di Roberto Moncalvo, che hanno chiesto di «fermare immediatamente le agevolazioni concesse alla Birmania sulle esportazioni in Europa di riso dopo la campagna brutale di pulizia etnica contro la minoranza dei Rohingya denunciata dalle Nazioni Unite che parla di oltre 700mila rifugiati». Una richiesta rafforzata dalla presenza del segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, che l’ha fatta propria nel corso della conferenza su “Fame Zero”, promossa a margine del G7 nella città di Donizetti. «Mentre parliamo, continua la cacciata dai contadini Rohingya dai loro terreni – ha detto Galantino, reduce da un colloquio con Moncalvo e i suoi – e sapete perché? Perche tutti i loro terreni devono essere coltivati a riso, che poi arriva in Italia a dazio zero: noi lo importiamo e lo paghiamo meno ma è riso coltivato a spese di questa gente condannata ad andare in città dove morirà di fame. Seconda conseguenza penalizziamo i nostri coltivatori. Di questo chi si interessa? chi prende le difese?» Visibilmente contrariato, il Ministro ha replicato a muso duro che le esenzioni non si toccano e che lui è assolutamente contrario a reintrodurre i dazi sul riso asiatico: «io mi batto perchè si risponda a quelle domande non con i muri, non con i dazi, non con le barriere ma con più cooperazione, con più ponti; io preferisco lavorare a una certa idea della globalizzazione sulla frontiera dei diritti, delle opportunità, del rapporto tra i popoli, ben sapendo che fare questo lavoro è faticosissimo, perchè la contraddizione che è stata portata del riso è il paradigma del problema: si immagina di sviluppare nuova cooperazione con il dazio zero verso i Pma e si scopre che quella politica produce poco come efficacia nel sostegno ai produttori asiatici e crea un problema ai nostri. Ma la risposta di uno come me che non accetta la logica dei dazi è più difficile di quella di chi vuol rialzare i muro. Io non posso accettare questa prospettiva, dobbiamo costurire regole nuove per mercati aperti».

I Rohingya sono una minoranza etnica della Birmania, di religione musulmana, che vive in una situazione di apartheid nella regione del Rakhine, al confine con il Bangladesh. Considerati come immigrati clandestini, infatti, è negata loro la cittadinanza birmana e i loro terreni vengono confiscati mentre la libertà di movimento è limitata per relegarli alla miseria dei loro villaggi.  Molti di loro, inoltre, sono da sempre sottoposti al lavoro forzato, anche nei campi di riso e, dall’inizio della repressione, sono numerose le testimonianze di violenze. Nonostante questo – denuncia la Coldiretti – la Birmania gode dal giugno 2013 (con effetto retroattivo dal giugno 2012) dell’introduzione da parte dell’Ue del sistema tariffario agevolato a dazio zero per i Paesi che operano in regime EBA (tutto tranne le armi). Il risultato – spiega la Coldiretti – è che sono aumentate dell’800% nel 2017 rispetto allo scorso anno le importazioni di riso in Italia dalla Birmania, che hanno raggiunto il valore record di 7 milioni di chili nel solo primo semestre, sulla base dei dati Istat. Un quantitativo che colloca la Birmania tra i principali fornitori asiatici di riso dell’Italia insieme a India, Pakistan, Thailandia e Cambogia. Il parlamento europeo ha approvato una risoluzione in cui “condanna fermamente tutti gli attacchi nello Stato di Rakhine; esprime profonda preoccupazione per la gravità e la portata crescenti delle violazioni dei diritti umani, tra cui uccisioni, scontri violenti, distruzione di proprietà private e sfollamento di centinaia di migliaia di civili” ma – continua la Coldiretti – la strategia Ue non è ad ora cambiata nella concessione di preferenze commerciali nell’ambito dell’accordo EBA nel 2013.  (Nella foto, il riso birmano esposto a Bergamo dalla Coldiretti)

 

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