Come al solito, il titolo più chiaro è stato quello di Le Monde: «Mangiare o essere mangiato». Già, perché la nuova puntata del risiko finanziario che sta ridisegnando il settore agrochimico dimostra che la crisi sta finendo nel più classico dei modi, cioè concentrando, crescendo, ottimizzando… La Bayer vuole acquistare la Monsanto. Il gigante tedesco si pappa quello americano. Non solo perché i prezzi sono bassi; quella è una circostanza favorevole ma non decisiva. Che il terremoto sia strutturale lo dimostra come la notizia viene trattata dai grandi giornali internazionali. Prima pagina del Financial Times, prima pagina di Le Monde, un diluvio di articoli sulla stampa tedesca… Secondo le notizie diffuse in questi giorni dai media – visto che i diretti interessati tacciono – il gruppo chimico tedesco avrebbe in serbo un’offerta di 40 miliardi di dollari per creare il più importante produttore mondiale di semi e di prodotti chimici per l’agricoltura.
E’ la risposta euroamericana alla campagna acquisti che ha condotto ChemChina ad acquisire la svizzera Syngenta, ma qualcuno sostiene che potrebbe essere più simile alla fusione Dow-Dupont e, a parere del Sole 24 Ore, non è ancora detto che riesca, perché «la Bayer potrebbe trovarsi però in concorrenza con la connazionale Basf, la quale a sua volta starebbe considerando l’acquisizione del gruppo di St. Louis». Per il momento, l’unico effetto pratico dell’assalto è stato quello di far schizzare il titolo Monsanto, che capitalizza 40 miliardi di dollari, del 12% mentre quello della Bayer (79 miliardi di capitalizzazione) calava del quattro. Come capirete bene, l’operazione è complicata. Anche sul piano dell’immagine, perché Bayer è sinonimo di aspirina e Monsanto di Ogm. Inoltre, secondo El Pais, i tedeschi non hanno tutti i soldi per comprare il colosso americano: meglio di un debito-mostre sarebbe una fusione, che però comporterebbe delle implicazioni politiche: «sarebbe uno choc culturale – scrive El Pais – perché Bayer comprerebbe pur sempre una società che è nel mirino dell’Europa».
Insomma, è una scalata difficile, forse sarà anche lunga, sicuramente sarà soggetta all’occhiuto controllo delle autorità Antitrust, che già debbono pronunciarsi su Dow-DuPont e Syngenta-ChemChina, ma, come scrive Le Monde a proposito del braccio di ferro Bayer-Basf su Monsanto, «questa frenesia è un nuovo episodio della ristrutturazione profonda del settore chimico». Una ristrutturazione cui i giganti non possono sottrarsi, perché la regola aurea del mercato globale di questo primo scorcio di secolo è, per l’appunto, mangiare o essere mangiato. (15.05.2016)