Le innovazioni tecnologiche, principalmente legate alla meccanizzazione e all’impiego dei prodotti chimici di sintesi per la difesa e la fertilizzazione, hanno determinato profonde modificazioni nelle tecniche gestionali della coltura del riso. Tale evoluzione, favorita anche da una costante riduzione della mano d’opera disponibile in agricoltura, ha dato luogo a una sempre maggiore diffusione della monosuccessione colturale.
Le malerbe
Ciò ha avuto una forte influenza anche sull’evoluzione del quadro malerbologico delle risaie: infestanti giudicate relativamente poco pericolose, come il riso crodo, Heteranthera spp., Echinochloa phyllopogon, Rotala spp., Cyperus difformis, Ammania verticillata, Murdannia spp. e Leptochloa spp., hanno raggiunto gradi di diffusione così elevati da richiedere, per alcune di esse, specifici programmi di lotta.
Gestione sostenibile
Nel riso, ancor più che nelle altre colture agrarie, il successo nella gestione della vegetazione infestante è fortemente dipendente dalle tecniche agronomiche adottate durante la coltivazione. La gestione sostenibile delle malerbe in risaia si fonda, in genere, su una corretta combinazione di mezzi chimici e agronomici, non essendo gli stessi comunemente in grado di fornire un soddisfacente e duraturo contenimento delle infestazioni, se impiegati singolarmente.
Gli studi dell’Efsa
Secondo recenti studi EFSA, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare: la rotazione, le associazioni, la densità delle colture, il controllo dell’acqua, la lavorazione del terreno e le attrezzature possono essere considerate buone pratiche agricole da utilizzare, come parte delle misure generali di controllo delle infestanti. In linea di massima questi RRO (Rick Reducing Options) vengono applicati in varie combinazioni per rendere l’habitat meno favorevole ai parassiti: «la rotazione delle colture fornisce un mezzo per mantenere la fertilità del suolo consentendo rese più elevate rispetto alla coltivazione continua della stessa coltura. Un altro effetto é la sua capacità di prevenire l’accumulo di popolazioni infestanti. Generalmente è più efficace contro le specie di parassiti che hanno una gamma ristretta di ospiti e un intervallo limitato di dispersione».
Questione di spazi
Inoltre, dai documenti pubblicati, emerge come «le pratiche che portano a coltivare diverse colture nello stesso campo, in una specifica disposizione spaziale, o a mescolare vari genotipi di una singola specie, o a creare margini di campo diversi, possono contribuire a prevenire la formazione di infestanti e migliorarne il controllo da parte dei nemici naturali».
La densità del raccolto
Una densità di raccolto eccessiva può favorire i microclimi più adatti per alcuni parassiti e di conseguenza rendere più difficili i trattamenti fitosanitari (il pesticida non raggiunge tutte le foglie e la macchina non può entrare nella trama per esempio).
Il grado di amminutamento
Anche il grado di amminutamento del terreno può svolgere un ruolo nello sviluppo delle infestazioni: «zolle con dimensioni di 4-7 cm favoriscono l’insediamento della coltura in quanto proteggono i semi dall’azione del moto ondoso causato dal vento, riducendo il rischio di sradicamento delle plantule, mentre con zolle di maggiori dimensioni aumenta il rischio che una parte del terreno rimanga solo parzialmente coperta dall’acqua di sommersione, creando condizioni favorevoli all’emergenza di infestanti, soprattutto graminacee.
L’uniformità delle pendenze
L’uniformità delle pendenze all’interno delle camere della risaia, ottenuta mediante dispositivi a controllo laser, consente: di regolare il livello delle acque, di contenere lo sviluppo delle malerbe e di assicurare un’emergenza uniforme delle stesse, favorendo l’azione dei diserbanti.
La superficie delle camere
La maggiore superficie delle camere, a sua volta ottenibile grazie a un miglior livellamento del terreno, determina, inoltre, la presenza di un minor numero di argini e di solchi colatori dai quali possono diffondersi molte malerbe». In aggiunta, si sottolinea, tra le esperienze condotte in risaia, una forte riduzione del numero di semi di riso crodo presenti in superficie, a seguito della sommersione praticata subito dopo la raccolta e mantenuta in modo continuo sino alla primavera successiva (pratica della sommersione invernale).
La spiegazione
Tale risultato è, verosimilmente, da porre in relazione a uno stimolo di flussi di emergenze in autunno e ad un aumento della predazione durante il periodo invernale, soprattutto a opera degli uccelli acquatici, per i quali le camere sommerse rappresentano un ambiente particolarmente favorevole per lo svernamento.
Numerose strategie
Il successo delle diverse strategie di gestione della vegetazione infestante del riso, è quindi fortemente influenzato dall’applicazione di adeguate pratiche colturali, ma è, soprattutto, dipendente dall’utilizzo di idonee molecole erbicide e a mezzi adeguati che consentono una mirata applicazione di queste ultime: «la maggiore larghezza delle macchine operatrici ha consentito di ridurre il numero di passaggi per unità di superficie, riducendo la presenza di infestazioni tardive, in particolare di riso crodo e giavoni, che possono svilupparsi lungo le carreggiate prodotte dal transito, nelle camere di risaia, di trattrici e macchine trainate, dotate di ruote metalliche dentate. Inoltre, la diffusione di attrezzature per la distribuzione dei diserbanti, sempre più tecnologicamente perfezionate, ha permesso di ridurre i volumi e le pressioni di applicazione di molti erbicidi, migliorando l’efficienza dei trattamenti e riducendo gli errori operativi o il rischio di inquinamento ambientale». Autore: Martina Fasani