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«MAI PIU’ QUINOA»

da | 1 Feb 2017 | Non solo riso

«Mai più quinoa». Ammettiamolo, fa piacere sentir dire da un agricoltore che la quinoa non è in grado di soppiantare il riso nei nostri terreni. Anche se l’agricoltore in questione, Federico Costanzo di Rosasco (Pavia) non semina riso tutti gli anni. «Lavoriamo su terreni leggeri, difficili, sulle golene della Sesia – ci racconta – e ci dobbiamo orientare verso colture da asciutto, come mais e sorgo, piuttosto che soia. Ma la quinoa è stata un mezzo fallimento, purtroppo». Qualcuno ricorderà che l’abbiamo ribattezzata “la quinoa di Tafazzi” (ricevendo una letteraccia dalla Cia…), perché, di questi tempi, non vediamo proprio la necessità di introdurre colture competitive con il riso. Tuttavia i fratelli Costanzo hanno seguito un percorso assolutamente lineare, poiché credevano realmente che la quinoa potesse essere un’alternativa ai seminativi tradizionali: «ci hanno raccontato che era una coltura promettente e abbiamo partecipato alla sperimentazione dell’Università di Piacenza per due anni, siamo stati seguiti da un bravo agronomo ed è stata un’esperienza molto seria, che però ha dimostrato come la quinoa mal sopporti il clima italiano e non esista ancora una filiera in grado di commercializzare il prodotto convenzionale». In breve, i Costanzo hanno coltivato quinoa nel Pavese e nell’Alessandrino ottenendo una buona resa solo in Piemonte, a causa del terreno, dove si sono registrati 30 quintali ad ettaro, mentre in Lombardia ci si è fermati a dieci.

«A Rosasco i temporali estivi l’hanno stroncata, è diventata nera – racconta l’agricoltore – ma il problema non è solo questo: se riesci a produrla e non sei un agricoltore biologico a tutti gli effetti, il tuo prodotto non trova un compratore perché la quinoa convenzionale, diversamente da quella biologica che vale intorno ai 200 euro al quintale, non spunta più di 70 euro e quindi è più conveniente importarla». In altre parole: problemi di maturazione in presenza di piogge estive e assenza di domanda per il prodotto convenzionale. «Mai più quinoa – commenta l’agricoltore -. Questa pianta può essere interessante negli ambienti marginali, tipo zone collinari o non irrigabili , dato che ha una grande resistenza alla siccità. In ogni caso, è illusorio pensare di ottenere lauti e rapidi guadagni da nuove colture».

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