L’accordo commerciale con il Vietnam «massimizza i benefici per l’industria del riso e minimizza l’impatto sui risicoltori». Questa è la posizione della Commissione europea espressa da Mauro Petriccione, capo negoziatore nella trattativa che ha portato, dopo due anni e mezzo di colloqui, Unione Europea e Vietnam a raggiungere un accordo sulla liberalizzazione degli scambi commerciali e in particolare sulla concessione di un contingente tariffario a dazio zero da circa 80mila tonnellate. L’intervista appare su Il Risicoltore di settembre in distribuzione postale ed è corredata da un lungo commento del direttore generale dell’Ente Risi Roberto Magnaghi. Alcune dichiarazioni di Petriccione sono dovute al suo ruolo e, per quanto facciano accapponare la pelle, le tralasciamo. Il dirigente europeo spiega che l’Ue ha promesso al Vietnam un contingente tariffario a dazio zero da 30mila tonnellate di riso ordinario lavorato – “una goccia nel mare” se paragonato ai 2,8 milioni di tonnellate di consumi dell’UE e a 6,5 milioni di tonnellate esportate dai vietnamiti nel mondo -, 20mila tonnellate di semigreggio, «che serve a coprire il fabbisogno dell’industria che la produzione europea non riesce a soddisfare», 30mila tonnellate di riso aromatico e la liberalizzazione delle rotture di riso, «che non può fare concorrenza al riso lavorato per qualità e utilizzo. Infatti ne beneficeranno le industrie della trasformazione e mangimistica». Segue il diniego che queste concessioni possano duplicarsi con altri Paesi e la rassicurazione che «la Commissione non prevede né un cambiamento del regime di scambi per il Pakistan, né un impatto significativo per i risicoltori europei in caso dovessero riprendere i colloqui con l’India. Bruxelles, osserva ancora, «intende mantenere un adeguato livello di protezione per il riso» anche nel negoziato con gli Usa. La linea di Petriccione è quella di sopire ogni polemica, minimizzando gli effetti che queste concessioni avranno sul nostro settore. Anche da Cambogia e Birmania, sottolinea, arrivano «flussi moderati» e finora «l’impatto di queste importazioni è stato blando» anche se la Commissione, osserva, «non esiterà ad usare le garanzie previste nel regolamento SPG/ EBA, se l’impatto negativo delle importazioni sul mercato comunitario dovesse essere dimostrato». Insomma, malgrado il dossier governativo sui Pma, Bruxelles non si smuove e non si muove. Lo rileva anche Magnaghi, che si dichiara “sconcertato” nel leggere le risposte. «E’, innanzitutto, inesatto l’assunto che il consumo annuo di riso dell’Unione Europea si attesti sui 2,8 milioni di tonnellate, dato di partenza utilizzato dal dottor Petriccione per giustificare tutte le importazioni a dazio zero nell’Unione Europea. Infatti, la DG – Agricoltura della Commissione Europea ha pubblicato recentemente il bilancio di collocamento del riso nell’UE che, per la campagna 2014/2015, riporta un consumo pari a 2,59 milioni di tonnellate, lo stesso livello registrato cinque anni fa». Il direttore dell’Ente Risi contesta anche le valutazioni sui Pma e l’osservazione che gli aumentati consumi hanno minimizzato l’impatto dell’import esente da dazio. L’Ente Risi sottolinea che le valutazioni di Bruxelles si basano su dati vecchi: quelli forniti dalla DG – Agricoltura (ma forse non trasmessi alla DG – Trade o da questa ignorati) mostrano che, dal 1° settembre 2014 al 31 luglio 2015, le importazioni comunitarie di riso lavorato dai PMA hanno già raggiunto il livello record di 314.000 tonnellate (+20% rispetto alla campagna 2013/2014), determinando un livello di importazione complessivo dell’UE pari a 1,08 milioni di tonnellate di prodotto, base lavorato, che rappresenta il valore più alto mai registrato e che a fine campagna supererà ampiamente la soglia di 1,1 milioni di tonnellate». Magnaghi contesta anche la sostituzione tra import dei Pma e import ordinario. Tra le contestazioni, vi è anche quella secondo cui – sostiene Bruxelles – Myanmar sospenderà le sue esportazioni per evitare di far mancare riso alle popolazioni colpite dalle inondazioni, notizia smentita dai giorni scorsi dall’Osservatore romano (http://www.risoitaliano.eu/myanmar-lexport-piu-importante-della-fame/). Quel che colpisce maggiormente è l’accusa di Magnaghi secondo cui Bruxelles non indaghi sul fatto che «alcuni operatori cambogiani hanno mescolato il prodotto nazionale con quello di altri Paesi confinanti per poi esportarlo verso l’Unione europea, aggirando così le regole». (08.09.2015)
DE MINIMIS: IL NUOVO REGOLAMENTO
La Commissione europea pubblica il 13 dicembre 2024, il nuovo regolamento che alza la soglia “de minimis”, a 50.000euro/agricoltore/triennio.