Tra alcuni mesi si vota. Non vi diremo come votare. Diremo ai politici cosa serve ai risicoltori per lavorare. Lo facciamo perché in giro c’è un’idea dell’agricoltura distorta da luoghi comuni. Abbiamo chiesto all’agronomo Giuseppe Sarasso, Accademico dell’Agricoltura di Torino e dei Georgofili di Firenze, di sintetizzare in alcune “pillole” la storia e le prospettive di alcune questioni calde: le offriamo ai nostri lettori e soprattutto ai politici, come vademecum. Chiunque vorrà, potrà inviare a direzione@risoitaliano.eu un breve testo che integri con una proposta questi scritti: sarà riportato in coda, con i riferimenti dell’autore. Un’ultima cosa: non pretendiamo che queste schede siano la “verità”, ma rappresentano le conoscenze tecniche di chi da generazioni coltiva riso, il cereale più diffuso al mondo e quello in cui l’Italia è leader produttivo in Europa. Vale la pena di tenerne conto, se si ama davvero questo Paese. (la redazione)
SAPETE A COSA SERVE IL GLYPHOSATE?
Esercitare l’attività agricola significa produrre cibo, favorendo una specie coltivata a danno delle infestanti. Senza combattere le infestanti non si produce cibo. I metodi tradizionali sono l’aratro, la zappa e le mani. Tutti e tre sono sostituibili solo in parte con la meccanizzazione e in gran parte con gli erbicidi. Tra questi, il Glyphosate, erbicida totale, non è selettivo sulle colture tradizionali, ma solo su alcune varietà appositamente modificate con la tecnologia Ogm. In Italia, viene essenzialmente utilizzato negli incolti ed è indispensabile dove si pratica l’agricoltura conservativa, per azzerare, in assenza di coltura, le infestanti presenti in pre-semina. In questo caso sostituisce l’aratro. L’erbicida devitalizza anche le radici delle infestanti, che non hanno possibilità di emettere ricacci: il risultato non è ottenibile diversamente, allo stato attuale della tecnologia. L’agricoltura conservativa, che prevede lavorazioni ridotte, oltre a consumare meno gasolio per le trattrici, permette una maggior accumulo di humus nel terreno. La somma di minore emissione di CO2 e di maggiore immobilizzazione della medesima nel terreno, ottenendo comunque ottime produzioni, è stata stimata in misura tale che per ogni 4 ettari convertiti dall’agricoltura tradizionale si compensano, annullandole, le emissioni carboniche di un abitante dell’Europa. Se tutta la superficie agricola Europea fosse convertita in conservativa, si ridurrebbero le emissioni di CO2 del 30% (rapporto “Conservation Agriculture: Making Climate Change Mitigation and Adaptation Real in Europe”). Senza Glyphosate ciò non può avvenire. Non esistono sostituti chimici altrettanto efficaci e l’energia consumata per un pirodiserbo od un idrodiserbo ad alta pressione annullerebbe i vantaggi della riduzione delle emissioni e renderebbe più conveniente il ritorno alla tradizionale aratura.
Qual è la situazione? Scaduto il brevetto, molte aziende chimiche cinesi ed indiane hanno avviato la produzione, risparmiando sui metodi di sintesi della sostanza attiva, sui coadiuvanti e coformulanti. Su questi ultimi andrebbe indirizzata l’attenzione dell’opinione pubblica perché secondo i dati EFSA(UE) e NIH (USA) il prodotto puro non crea problemi: è meno pericoloso per la salute del caffè espresso. Uno studio epidemiologico effettuato dal National Cancer Insitute (USA) su 54.251 agricoltori, dei quali 44.932 utilizzatori consueti di Glyphosate, quindi esposti a dosi fortemente aggiuntive a quelle assunte come consumatori, non ha trovato significative correlazioni con i tumori. Solo lo IARC, attualmente sotto inchiesta da parte del Congresso americano con l’accusa di aver contraffatto a scopo di lucro lo studio sul Glyphosate, ha sollevato dubbi, peraltro allo stesso livello del consumo smodato delle carni rosse e dei fritti. Come si sa, la Commissione europea ha autorizzato l’erbicida per altri cinque anni. Se fossero gli ultimi, dovremmo augurarci che in questi anni sia creato un ipotetico nuovo erbicida con profilo tossicologico migliore ma efficacia uguale al Glyphosate. Autore: Giuseppe Sarasso