Il Consiglio dei Ministri europei iniziato lunedì si è concluso. Secondo le prime informazioni, la Commissione europea ha preso atto del documento con cui Italla, Portogallo, Francia, Spagna, Grecia, Ungheria e Romania hanno chiesto formalmente a Bruxelles (nella foto piccola, la sede della Commissione) di fermare l’ondata di importazioni a dazio zero accordate ad alcuni Paesi, tra cui la Cambogia in virtù dell’accordo Eba (Tutto tranne le armi). Il commissario Ciolos, sostenendo che “per alcune varietà di riso l’Ue è largamente dipendente dalle importazioni e che da una prima valutazione non si osserva un grave sbilancio del mercato” e quindi non si ravvisa la necessità di ricorrere alla clausola di salvaguardia. Tuttavia, la Commissione ha asserito che monitorerà la situazione e di essere comunque pronta a “iniziare formalmente un’azione sulla base di dati che evidenzino un rischio di maggiore crisi”. Nel linguaggio diplomatico si può intendere come una mezza apertura nell’ambito di una chiusura sostanziale. L’Airi fa notare che per la prima volta la Commissione usa la parola “risk”, concedendo che possa realizzarsi la situazione che autorizzerebbe l’adozione della clausola di salvaguardia. Come si sa, l’import di riso cambogiano sta mettendo in ginocchio l’indica europeo. Alla richiesta di far scattare la clausola di salvaguardia hanno aderito indirettamente anche gli inglesi: l’ondata cambogiana starebbe mettendo in seria difficoltà l’industria del basmati, provocando la reazione degli importatori britannici che hanno fatto pressioni sul governo di Londra. Domani a Roma si terrà una riunione dei ministeri dello Sviluppo economico, dell’agricoltura e della salute, insieme all’Ente Risi e alle organizzazioni professionali della filiera risicola per decidere le prossime iniziative. (17.12.13)
CHE FINE FA IL CHEROSENE?
Sottolineiamo un’emergenza mentre parte il monitoraggio