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«L’INDUSTRIA SPINGE IN BASSO I PREZZI»

da | 28 Gen 2021 | NEWS

riso classico

Alla vigilia delle semine, il presidente dell’Airi Mario Francese ha prospettato spazi di crescita ulteriore per il consumo di riso,  invitando gli agricoltori a seminare più ettari, a non abbandonare il Tondo, scommettendo soprattutto su Selenio (per il sushi) e Centauro (seconda trasformazione), e ad incrementare le varietà da Interno e i Lunghi B (https://www.risoitaliano.eu/risicoltori-siate-coraggiosi/). A fare da contraltare, sono stati pubblicati i risultati di un sondaggio condotto da Innova-tech in collaborazione con Corteva Agriscience, dal quale emerge che nel 2021, rispetto all’annata precedente, ci sarà un importante calo dei gruppi Tondo, Ribe e Medio (Vialone Nano), a fronte di un forte rialzo del gruppo Roma, seguito dai gruppi Lungo B e dal gruppo Arborio (https://www.risoitaliano.eu/sondaggio-sulle-semine-di-riso/).

Analizzando i dati per provincia, le variazioni più importanti interessano le varietà da consumo interno. Si attendono anche i risultati del sondaggio Ente Risi che uscirà all’inizio di febbraio. Insomma, un bel movimento di notizie, su cui abbiamo raccolto le opinioni dei risicoltori. Ecco cosa ci hanno risposto alcuni di loro dopo aver letto le richieste di Francese sul nostro sito.

Cerutti: facciamo sinergia

La risicoltrice Alice Cerutti pone l’accento sulla necessità di obiettivi realmente concertati e di sinergia tra risicoltura ed industria, al fine di promuovere e mantenere adeguati standard di produzione: «Ci chiedono di essere coraggiosi e i risicoltori certamente lo sono. La risicoltura è in un momento complesso con i consumi interni ed esteri coinvolti nel blocco Covid della ristorazione e in più le troppe importazioni sono sempre un temuto scenario. Comunque in risicoltura è fondamentale continuare a investire su innovazione e qualità. La scelta varietale di semina è un momento complicato: i fattori decisionali sono molti e le quotazioni dei risoni sono estremamente variabili e talvolta contraddittori da un anno all’altro.  I contratti di coltivazione diventano la cinghia di trasmissione fra risicoltura e industria. Il valore aggiunto del riso italiano, il valore locale della coltivazione con tutte le sue peculiarità ed attenzioni devono diventare entrambi momento di sinergia fra risicoltura e industria amplificando la qualità del prodotto finale. Qualità che deve essere riconosciuta e valorizzata correttamente e concretamente dall’ industria».

Il risicoltore Alberto Franzi ci porta invece la sua esperienza diretta: «Io e la mia famiglia seminiamo ogni anno sia lungo B che Lungo A che Tondo: non puntiamo mai solo su una varietà o solo su una tipologia di riso, ma valutiamo sulla base della media di mercato. Negli ultimi tempi i Lunghi A sono un po’ fermi, i Lunghi B quest’anno sono saliti abbastanza. Per quanto riguarda i Tondi noi seminiamo la varietà Sole. Per il sushi sono ricercati il Selenio e varietà po’ più particolari, forse più difficili da trebbiare, ed alla base ci sono accordi con la ristorazione giapponese. In genere moduliamo le nostre vendite sia sulla base delle esigenze di spazio di magazzino sia dell’andamento dei mercati durante l’anno. Quindi cerchiamo di coprire tutta la media del mercato, prendendo sia il prezzo più basso sia il prezzo più alto di quell’anno».

Compagnin: coraggio anche a sostenerci

Giuliano Compagnin, di Balocco, specializzato in moltiplicazione di seme, rivolge un accorato appello al presidente Francese: «Si parla di coraggio, ebbene, io ne ho dimostrato fin troppo: sono stato uno dei quattro contro tredici che non voleva chiudere il MO.SE.R. in quel nefasto 29 febbraio 2016, ho avuto il coraggio di descrivere l’abbassarsi della qualità ma non il prezzo, il coraggio di firmare contratti a gennaio ed incassare (se ritirato il prodotto)18 mesi dopo, a giugno. Ma ci sarà il coraggio per intervenire con adeguati sostegni economici ai moltiplicatori ed in modo particolare a quei 1200/1500 ettari che sono indispensabili a mantenere quel ventaglio di offerta da 15.000/18000 ettari di cui abbiamo bisogno? Ci vorrà del coraggio a proporre di cambiare qualche norma/legge e rimborsare al moltiplicatore che rende disponibile un prodotto. Presidente, il battito di ali di una farfalla in qualche luogo al mondo può provocare dei disastri». Dal vercellese, Andrea Vecco, della Grangia di Montarucco, commenta: « È solo una questione di prezzo del risone: in funzione di un’analisi costi/ricavi l’azienda media di 150 ha va in pareggio di bilancio ad un prezzo non inferiore a 40 euro al qle per le varietà Tondo, Indica e Lungo A in funzione di una produzione di circa 70 qli /ha mentre per varietà da Interno dove la produzione è inferiore e non supera i 55qle/ha e le rese alla lavorazione sono circa il 10% in meno delle altre varietà: il prezzo non può scendere sotto i 50/52 euro al qle di risone. Ci si trova a ragionare con dei prezzi che invece non hanno mai la luce nell’ambito del confronto tra riserie e produttori e, di conseguenza, non ci si trova mai d’accordo su dei contratti di coltivazione che possano essere vantaggiosi per gli uni e per gli altri, la realtà è sui dati».  Anche il novarese Fabrizio Rizzotti sottolinea la necessità della stipula di contratti di coltivazione vantaggiosi: «Giustamente Francese invita a non abbandonare i Tondi perché gli agricoltori cambiano idea di anno in anno sulla base delle quotazioni delle varietà. Di contro, vorrei sottolineare la necessità di contratti o di proposte di coltivazione sufficientemente remunerative che invoglino gli agricoltori a non abbandonare determinate varietà. Bisogna dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte, cercando una mediazione e proponendo cifre abbastanza remunerative».

Renditore: vogliono far calare il prezzo

Piero Renditore punta, a sua volta, l’attenzione sulle esigenze del mercato e mette in evidenza i vantaggi connessi a semine eterogenee: «A mio modo di vedere, Francese spinge per un aumento della superficie a riso per una mera questione di domanda e offerta, in quanto, a fronte di una maggiore offerta di risone, ci sarebbe un calo dei prezzi. Per quanto riguarda il discorso delle semine secondo me ha ragione: con un mercato legato a semine più eterogenee ci sarebbero meno squilibri di prezzi. Ma capisco anche la reazione di tanti colleghi di fronte a prezzi molto vantaggiosi di varietà da interno».

Edoardo Merlo pone invece l’accento sulla disponibilità di spazi commerciali: «Se si vanno a vedere effettivamente i contratti di pre-semina, le varietà sulle quali Francese invita a puntare non hanno dei prezzi allettanti: sarebbe opportuno, a fronte della richiesta di aumentare diverse varietà, cercare di alzare i prezzi, considerando anche che il mercato da interno è sempre un mercato abbastanza saturo perché solo nel Nord Italia c’è la cultura del risotto e determinate varietà si prestano più per il risotto piuttosto che per altre lavorazioni; coltivo Indica da tempo e in alcune annate, nel corso delle quali in molti hanno seminato Indica, il mercato ne ha risentito e si è abbassato vertiginosamente. Considerando anche il fatto che, nel momento in cui riapriranno i porti e ci sarà scambio commerciale con altri Paesi, difficilmente saranno mantenuti i prezzi che ci sono adesso sul mercato. Le varietà di Tondi negli scorsi anni sono sempre andate alla grande, probabilmente anche per il fatto che molti ristoranti giapponesi richiedevano quella tipologia di riso: non avendo più mercato dal momento che i lockdown hanno chiuso la ristorazione, sarà difficile che il prezzo si possa aumentare. A mio parere si tratta di propaganda per garantirsi delle quote di mercato e per avere la tranquillità di averne in casa senza doverlo per forza cercare altrove, non sapendo bene come possa evolversi la situazione epidemiologica. Noi risicoltori potremmo anche rischiare, ma con quali garanzie?»

Infine, Quirino Barone fa il punto sulla situazione degli spazi commerciali ed auspica: «Ci auguriamo che Francese abbia ragione, che gli spazi commerciali per il nostro riso aumentino e che, passata la bufera del virus, riaprano le attività di ristorazione, soprattutto per il consumo di sushi». Autore: Milena Zarbà

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