Realisticamente, chiede più tondo. Coerentemente, chiede più indica. Prudenzialmente, chiede tanto riso da interno. L’Airi chiede agli agricoltori di seminare le varietà che comprerà. Secondo alcuni è un gesto di arroganza. In realtà, si chiama libero mercato. Se tutto funzionasse secondo le sue regole, secondo alcuni sarebbe meglio e secondo altri peggio. Accontentiamoci della realtà: in attesa di conoscere le dichiarazioni di semina che annualmente l’Ente Risi raccoglie e pubblica, il Consiglio di presidenza Airi ha deliberato anche quest’anno la tabella dei desideri, che siamo in grado di mostrarvi.
Colmare il divario
Sono le varietà che gli industriali risieri vorrebbero che fossero seminate in Italia, per colmare il divario tra offerta e domanda ed aggredire il segmento dell’Indica lasciato libero – si presume o, per meglio dire, si spera – dalle importazioni asiatiche dopo l’adozione della clausola di salvaguardia. Secondo questa tabella, in primavera si dovrebbero seminare 64mila ettari di tondo, (l’anno scorso, l’Airi ne chiedeva 60mila e ne sono stati coltivati 55mila), 40mila di Loto, Ariete e similari e 13mila di Baldo e similari, esattamente come l’anno scorso, quando ci si è fermati nel primo caso poco oltre i 38mila e gli 11mila nel secondo.
Incognita risotto
Quanto ai risotti, la domanda supera l’offerta del 2018 (60mila ettari richiesti contro i 52mila coltivati, a fronte di una richiesta del 2018 ancora superiore) come pure per l’Indica (51mila coltivati contro i 57mila richiesti quest’anno come l’anno scorso). Quanto all’ettarato complessivo, considerando anche i medi e altri lunghi A, che dovrebbero tenere quota 8.000, l’industria italiana auspica che la risaia cresca di 35mila ettari.