Il mercato dei risoni sparge sale sulle ferite dei risicoltori e loro reagiscono duramente. «Gli industriali risieri se lo scordino che approviamo la legge del mercato interno finché ci affamano!» Non lo manda certo a dire Giuseppe Ferraris (foto piccola), presidente della Federazione riso di Confagricoltura e lui stesso risicoltore a Novara. «Qui non siamo di fronte alle fluttuazioni fisiologiche di una situazione di libera concorrenza ma a fenomeni di autentica speculazione che stanno devastando il settore peggio di quanto facciano le importazioni cambogiane – è la sua analisi – e non intendiamo tacere di fronte a tanti imprenditori onesti che vengono presi per la gola. L’industria sa che questo è un momento difficile e se ne approfitta, cerca cioè di accaparrarsi il prodotto e di riempire i magazzini strangolando le imprese risicole che hanno problemi finanziari e di stoccaggio. Il trenta per cento di noi non può temporeggiare e vende, anzi svende. Ma in questo modo ci si scava la fossa». E’ un fiume in piena Giuseppe Ferraris detto Peppino: «Non è normale, in questo momento della campagna, che i lunghi A da parboiled crollino a 30 euro. Non è normale che il tondo precipiti quando non c’è ancora un chilo di nuovo raccolto sul mercato. Non è normale che ai tavoli ministeriali si dica che il nostro indica è competitivo a 25 euro e poi si lavori per farlo scendere molto al di sotto. Qualcuno non ha capito che soffocare oggi l’impresa agricola italiana significa domani bussare ai cambogiani con il cappello in mano…» Precisiamo per chi ci legge che quello che raccogliamo non è uno sfogo: le dichiarazioni di Ferraris a Risoitaliano sono, come dice lui stesso, «la conclusione di settimane di osservazione del mercato e del quadro economico interno». E le conseguenze sono politiche: «La legge sul mercato interno, per quanto riguarda Confagricoltura, è su un binario morto. Considerate le strategie commerciali che ha messo in campo, l’industria non può chiederci di essere comprensivi: bloccheremo quella legge. Sul Ribe, tanto per dirne una, non passerà la loro proposta – subdola – di far entrare e uscire Ribe e Thai dalla griglia, la posizione di Confagricoltura resta quella di luglio e cioè quelle varietà devono restare nella griglia ed essere tutelate». In altre parole: listini freddi significano riforma morta. «E poi – conclude Ferraris – c’è tempo fino a giugno 2015 per discuterne e c’è un anno per approvare l’accordo. Non c’è nessuna fretta di approvare la legge sul mercato interno, come sostiene invece qualcuno». Non è dunque una priorità per gli agricoltori? «La nostra priorità è non farci massacrare» è la risposta del Peppino. (27.09.14)
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