Sesto e ultimo appuntamento finalizzato alla conoscenza del Piano Strategico nazionale (Psn) e della nuova Pac a cura di Flavio Barozzi
La simulazione proposta esclude qualsiasi “interferenza” da parte dei cosiddetti Ecoschemi. Tra di essi, quelli definiti dal PSN appena approvato dall’UE che possono interessare l’areale risicolo sono l’Ecoschema1 (limitatamente alle aziende che ancora praticano zootecnia), l’Ecoschema 4 per eventuali colture foraggere (e forse il mais da trinciato, su cui la situazione non è ancora del tutto chiara, ma che comporta un impatto economico quasi ridicolo, essendo nell’ordine di 40-50 euro per ettaro) e soprattutto l’Ecoschema 5 per le colture mellifere.
43 MILIONI PER L’ECOSCHEMA 5
Quest’ultimo Ecoschema è stato inserito nel PSN quasi come il “fratellino minore”, con una dotazione di 43 mln di euro, pari ad appena il 5% del budget. Ma che nel contesto di sfiducia e di stress psicologico che attraversa il mondo agricolo -ormai esausto dopo anni di esposizione al pubblico ludibrio come feroce e spregiudicato nemico dell’ambiente e della salute pubblica- rischia di diventare una sorta di “asso pigliatutto” con conseguenze del tutto imprevedibili.
INCENTIVI A CHI VA IN VACANZA?
In effetti la combinazione tra pagamento di base per la sostenibilità e contributo dell’Ecoschema 5 (in teoria ben 500 euro per ettaro di seminativo) rappresenta allo stato la formula che consente di ottenere i sostegni economici più elevati e costanti nel tempo. Siccome il contributo riguarda colture “a perdere” l’adesione all’Ecoschema 5 esclude ab origine ogni rischio imprenditoriale e consente di evitare spese per irrigazione ed assicurazione contro le avversità. Considerando che le norme attuative vietano lavorazioni del terreno, concimazioni e trattamenti fitosanitari, l’unico costo a carico dell’agricoltore è rappresentato dalla semina delle specie mellifere, dopo la quale il nostro “imprenditore” potrebbe teoricamente andare in vacanza ad aspettare il bonifico dell’organismo pagatore.
LETTURA CRITICA DELLA SIMULAZIONE
Utilizzando gli stessi dati della simulazione fatta poc’anzi, ed ipotizzando la conversione dell’intera azienda all’Ecoschema 5 si otterrebbero infatti risultati solo apparentemente sorprendenti. Nel 2022 la nostra azienda “tipo” realizzerebbe infatti ben 54.300 euro di contributi (+14% rispetto al 2022), e nel 2027 percepirebbe all’incirca gli stessi quattrini ricevuti nel 2022. E questo senza esporsi ad alcun rischio d’impresa e con costi “di produzione” quasi nulli.
Anche volendo escludere che gli imprenditori agricoli si convertano ad un approccio così “assistenzialista” e “parassitario”, l’Ecoschema 5 conserva una sua valenza per l’areale risicolo. Gli effetti positivi si realizzao in una ottica di riduzione delle disponibilità idriche e comunque per quelle aree marginali in cui la produzione si presenta molto aleatoria.
Sempre a livello di pura simulazione abbiamo provato ad ipotizzare che la nostra azienda “tipo” si limiti a convertire all’Ecoschema 5 il 10% della sua superficie risicola, destinandovi le aree più marginali, meno produttive o più complicate da irrigare. Ne risulta che la nostra azienda “tipo” percepirebbe nel 2023 oltre 43.200 euro (-9,3% rispetto al 2022, ma + 2,9% rispetto alla scelta “tutto riso”); nel 2027 i contributi totali sarebbero pari a circa 36.700 euro (-21% rispetto al 2022, ma +3,7% rispetto ad un ordinamento esclusivamente risicolo).
ECOSCHEMA 5 SUL 10% DELLA SAU?
Tutto quanto esposto nelle simulazioni ha ovviamente il valore di un divertissement. Anche perché è verosimile che l’Ecoschema 5 abbia adesioni molto superiori alle previsioni del MASAF e che quindi -per effetto del solito principio della “torta” di dimensioni fisse e delle “fette” variabili in funzione del numero di commensali- l’importo del contributo per ettaro sia significativamente inferiore ai 500 euro teorici. Affinchè questo valore sia rispettato sarebbe necessaria una adesione all’Ecoschema5 inferiore all’1% della SAU eleggibile a livello nazionale. Tuttavia, secondo qualche osservatore questo Ecoschema potrebbe arrivare ad interessare superfici prossime al 10% della
superficie ammissibile italiana. Pertanto, si avrebbe (a meno di un incremento di budget) una riduzione del pagamento per ettaro a livelli quasi irrisori.
GLI EFFETTI SU MERCATI ED ECONOMIA
Le prossime settimane ed i prossimi mesi consentiranno di chiarire molti aspetti ancora oscuri o incogniti. Sarà interessante valutare quali effetti avrà la riforma sul mercato immobiliare e sugli affitti, che rappresentano un aspetto non trascurabile anche in funzione delle ricadute sulle misure PSR che comportano impegni pluriennali.
In ogni caso il futuro per la nostra risicoltura presenta parecchie incertezze. Quelle legate alla nuova PAC sono certamente fonte di qualche preoccupazione, anche se probabilmente meno assillante di quella collegata dalla situazione idraulica e soprattutto dalla vera e propria emergenza che potrebbe essere determinata dal “regolamento taglia agrofarmaci” in discussione a Bruxelles, di cui si parlerà prossimamente. (6-fine) Autore: Flavio Barozzi, dottore agronomo
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