Torniamo a riflettere sul convegno di inaugurazione della 39esima Fiera in Campo, che ha avuto un buon successo di presenze, vuoi per essere stato programmato a fiera non visitabile, vuoi per la scelta dell’argomento, che ha riscosso grande interesse: le tecnologie di Precision Farming. Si tratta di un tema che, a dispetto di quanto sia impegnativo, sta entrando nella discussione degli agricoltori e, pian piano, anche nella pratica. Si è capito al convegno vercellese, dove i diversi relatori hanno illustrato i progressi fatti nei vari settori, in particolare nella raccolta dei dati di vigore con i droni e con i satelliti, paragonandone i pro ed i contro, dalla flessibilità di intervento, alla definizione dei rilievi, ai costi di gestione. L’attenzione è stata rivolta anche al terreno, riportando i risultati di esperienze di misurazione della conducibilità elettrica, parametro proporzionale alla concentrazione salina, ed in ultima analisi alla disponibilità dei nutrienti per la pianta. Per la prima volta sono state illustrate varie esperienze di fertilizzazione differenziata, seguendo diversi metodi di elaborazione delle mappe di prescrizione.
Uno è quello proposto da Ente Risi, che ha rilevato i dati di vigore vegetativo con un drone, ed ha corretto le dosi di fertilizzazione in base ad esperienze parcellari eseguite al CRR, che hanno permesso di definire i valori più adatti in funzione dei diversi livelli di vigore. Altra strategia è stata utilizzata da un’azienda inserita nel progetto Ermes del CNR: sfruttando rilevazioni da satellite, che possono essere recuperate anche per alcuni anni precedenti, è stata creata una mappa di vigore medio pluriennale, per isolare possibili variabilità dovute a fattori casuali, indipendenti dalla fertilità del terreno. In base alle medie, sono state elaborate le mappe di prescrizione delle dosi differenziate di fertilizzante. Un’azienda invece ha scelto di acquisire mappe di produzione di più anni, al fine di avere un quadro consolidato della variabilità del suolo prima di intervenire con la fertilizzazione differenziata. Le due aziende che per prime hanno acquisito le mappe di produzione, hanno condiviso le loro esperienze. Una di loro ha basato le mappe di prescrizione sulle mappe di produzione degli anni precedenti e su rilievi visivi della coltura, per variare le dosi di fertilizzante e di semente. L’altra ha mostrato i risultati della fertilizzazione di base differenziata, praticata per 14 anni, nell’uniformare la fertilità dei terreni, e quindi le produzioni, ed anche i miglioramenti ottenuti tramite i sensori di vigore portati dalla trattrice per modulare la fertilizzazione in tempo reale, al momento della formazione della pannocchia.
Tutti i metodi presentati hanno fornito dei risultati soddisfacenti dal punto di vista del risparmio di fertilizzante e del miglioramento della produzione. Miglioramento che comporta anche una riduzione del rischio di malattie o sterilità, ed una maggiore uniformità di maturazione, con benefici per la resa alla lavorazione. Direi che la cosa veramente importante è l’equilibrio con cui sono stati valutati i sistemi tecnologici in gioco e la condivisione del concetto che, in attesa di un modello matematico in grado di produrre automaticamente le mappe di prescrizione, che andrà comunque sempre tarato per i diversi tipi di terreno, l’intervento dell’agricoltore, magari seguito da un agronomo esperto, resta fondamentale per assumere le decisioni. Su questo punto mi pare che tutti i relatori, e anche i testimoni intervenuti, sono stati concordi: per prendere le decisioni corrette, sono importanti tutte le informazioni reperibili, utilizzando se possibile gli strumenti elencati dai relatori (mappe di raccolta, di vigore, di fertilità del terreno), e considerando le differenti esigenze di fertilizzante di ogni varietà coltivata. Ogni agricoltore deve farsi un’esperienza – che si acquisisce solamente operando – ma la sua figura è ineliminabile da questo scenario.
Nel corso del convegno sono state fatte valutazioni di convenienza economica degli investimenti richiesti per acquistare gli strumenti (apparecchiature e programmi informatici) necessari all’esercizio dell’agricoltura di precisione: un tracciafile satellitare a barra luminosa è conveniente a partire da 10 ettari , mentre un sistema completo di guida automatica, apertura e chiusura automatica dell’erogazione di fertilizzanti ed erbicidi, mappatura delle rese, sensori di vigore, e fertilizzazione a rateo variabile, richiede per essere ammortizzato convenientemente di operare su di una superficie di almeno 70 ha. Questi limiti potranno essere ridotti in proporzione alla diffusione della tecnologia, che permetterà alle ditte produttrici di ripartire su di un mercato più ampio i costi di ricerca e sviluppo. A conclusione, mi pare che sia utile dare, a chi voglia avvicinarsi a quest’opzione tecnica, due consigli: chi vuole iniziare gradualmente, ed aggiungere progressivamente tasselli al sistema, farà bene a controllare che l’apparecchiatura iniziale presenti la possibilità di gestire eventuali componenti aggiuntivi. Con una modesta spesa in più, si evita di dover ripartire da capo ad ogni passo. Altro consiglio: ricordare sempre che i sistemi complessi, utilizzati in un ambiente ostile come la risaia, vanno tenuti sotto controllo e tarati periodicamente, per non correre il rischio di acquisire dati fasulli. La strada da percorrere è ancora lunga, ma si può fare, con l’aiuto delle tecnologie e l’occhio esperto dell’agricoltore. Autore: Giuseppe Sarasso (01.03.2016)